Il vescovo di Ragusa invita lo Stato a riconoscere le unioni gay

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RAGUSA, 13 Gennaio – “Lo Stato riconosca le unioni gay. La Chiesa si riservi invece il giudizio morale”. Può sembrare strano che queste parole giungano da un uomo di Chiesa eppure a pronunciarle è stato il vescovo di Ragusa, Paolo Urso.

In un’intervista Monsignor Urso, un uomo semplice e dai tratti garbati, si è detto convinto che “la Chiesa debba essere una casa dalle porte aperte per tutti. Per gli immigrati, che sbarcano sulle coste di Pozzallo, per le donne in fuga da mariti violenti, per chi è omosessuale e si sente escluso”.

Proprio in merito alle unioni omosessuali Monsignor Urso ha affermato che lo Stato deve riconoscere questo stato di fatto. Quando due persone, anche dello stesso sesso, decidono di vivere insieme è necessario che ricevano un riconoscimento normativo. Queste unioni vanno però chiamate con un nome diverso dal matrimonio altrimenti non ci si intende. “Uno Stato laico come il nostro – ha aggiunto – non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione morale spetterà ad altri”.

Quando gli è stato chiesto se per il Catechismo cattolico l’omosessualità resta “oggettivamente disordinata” il vescovo di Ragusa ha risposto “La Chiesa fa le sue valutazioni, ma ciò non toglie che deve sempre essere una casa dalle porte aperte, anche per i gay e le lesbiche. Non va confuso il peccato con il peccatore”.

Mariella Laurenza

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