“Occidente Solitario”: in scena al Teatro Ambra Jovinelli dal 15 al 25 Marzo

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ROMA, 7 Marzo Un legame forte che unisce e divide due fratelli. Una sorta di amore e odio che caratterizza la trama dello spettacolo e da cui partono una serie di dinamiche che prendono vita e corpo sul palcoscenico. Questo è ‘ Occidente Solitario ‘, un’ opera in cui Martin McDonagh esprime i sentimenti dei protagonisti avvolti in un’atmosfera ‘noir’, immersi in un mondo all’insegna della crudeltà, dell’aggressività e della disperazione.

La storia è ambientata in un piccolo villaggio del nord dell’Irlanda, ma in realtà il luogo rappresenta una sorta di ambiente universale che mostra una società comune in cui vivono disadattati e persone che soffrono di solitudine. E’ uno specchio dell’indifferenza dell’ individuo, della non curanza del prossimo e dell’elevazione all’ennesima potenza dei sentimenti di odio, cinismo e rabbia, raccontati con una vena ironica e cinica.

Occidente solitario racconta il continuo litigare di due fratelli, Coleman e Valene, il cui padre è appena morto per un colpo di fucile. La causa della morte sembra poter essere attribuita a Coleman, ma non sarà del tutto svelato. Valene sembra avere come unico interesse le sue statuine religiose e il whisky, che beve a dismisura e che gli viene fornito da una giovane mercante chiamata Ragazzina, mentre Coleman pensa solo a mangiare e partecipa ai funerali del paese per riuscire a degustare gratuitamente del cibo. I due fratelli si fanno dispetti reciprocamente, tirando fuori il loro lato peggiore e un carattere forte che cerca di sovrastare quello dell’altro. Un giorno padre Welsh, figura molto importante all’interno del rapporto dei due fratelli e parroco della comunità, trova nel lago il corpo di Thomas Hanlon e Coleman lo aiuta a tirarlo fuori. Intanto Coleman, rimasto solo a casa, distrugge tutte le statuine religiose di Valene, gettandole nel forno. Padre Welsh è l’unico che cerca di risolvere il rapporto conflittuale che c’è fra i due fratelli, ma non viene ascoltato.

A causa di questo suo ‘fallimento’, padre Welsh, depresso a causa dell’irrisolto odio fra i due, decide di suicidarsi e consegna una lettera a Ragazzina in cui spiega i motivi del suicidio ai due fratelli. Nella lettera, chiede anche ai due fratelli di cercare di andare d’accordo, ma avvertendoli che il loro astio avrebbe provocato delle ripercussioni nella sua anima. Il parroco, durante tutta la commedia, annega i suoi dubbi nell’alcol, sentendo quasi una sorta di responsabilità di quello che accade ai due fratelli e degli ulteriori omicidi e suicidi che accadono nella comunità.

Quando poi Coleman e Valene leggono la lettera, consegnata da Ragazzina, disperata per la morte del parroco per il quale provava un profondo affetto, credendo che una punizione possa abbattersi su di loro, decidono di provare ad andare d’accordo, ma spesso tra di loro emergono degli episodi del passato in cui i due si sono fatti dei torti. Questo provoca un alternarsi di litigi e di chiarimenti, in cui entrambi arrivano quasi a picchiarsi o ad abbracciarsi.

Sabrina Bachini

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