ROMA, 20 Febbraio – L’Orso d’Oro della 62esima edizione del Festival di Berlino è andata a Paolo e Vittorio Taviani per “Cesare deve morire”. L’Italia si leva una grande soddisfazione grazie ai fratelli Taviani portando a casa, a distanza di molti anni dall’ultima vittoria (nel ‘91 l’Orso andò a Marco Ferreri con «La casa del sorriso»), il riconoscimento più importante della germanica kermesse. Complimenti e felicitazioni da tutte le istituzioni , il ministro della cultura Ornaghi, ma anche il sindaco di Roma Alemanno, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente Rai Garimberti e naturalmente Raicinema che co-produce il film.
Il film è ambientato nella prigione romana di Rebibbia, il film narra la storia di un gruppo di reclusi che si prepara a interpretare sul palcoscenico la tragedia di Shakespeare ‘Julius Caesar’. Prima tappa: i provini. Seconda tappa l’incontro col testo. Il linguaggio universale di Shakespeare aiuta, infatti, i detenuti-attori a immedesimarsi nei personaggi. Il percorso è lungo: ansie, speranze, gioco. Lo stupore e l’orgoglio per l’opera non sempre li liberano dall’esasperazione carceraria tanto che i detenuti arrivano a scontrarsi l’uno con l’altro, mettendo in pericolo lo spettacolo.
Paolo Taviani dice: “Questo premio ci dà gioia soprattutto per chi ha lavorato con noi. Sono i detenuti di Rebibbia guidati dal regista Fabio Cavalli che li ha portati al teatro. Questi detenuti-attori hanno dato se stessi per realizzare questo film” commentando il riconoscimento ricevuto alla Berlinale. Vittorio Taviani afferma: “Spero che qualcuno tornando a casa dopo aver visto ‘Cesare deve morire’ pensi che anche un detenuto, su cui sovrasta una terribile pena, è e resta e un uomo. E questo grazie alle parole sublimi di Shakespeare”. Questa una delle frasi più toccanti di Vittorio Taviani. “Intanto grazie. E’ difficile parlare in questi casi ma sono davvero contento, perché la giuria ha deciso in armonia e non capita sempre che questo accada”, ha detto ancora Vittorio. “Grazie alle parole sublimi di Shakespeare, questi detenuti sono tornati alla vita e a loro va il nostro saluto”.
Lorenza Lei: “Ricevere un riconoscimento così prestigioso al Festival del Cinema di Berlino, è per la Rai e per il cinema italiano, motivo di grande soddisfazione ed orgoglio”. Così il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, ha accolto la notizia. “Quando RaiCinema, con la società di produzione Kaos, hanno deciso di contribuire a realizzare questa pellicola, sapevamo che avremmo affrontato una sfida complessa. Scegliere di raccontare una realtà difficile e piena di contraddizioni qual è quella carceraria italiana, promuovendo un film che avesse anche un respiro internazionale – continua il dg Lei -, sembrava un obiettivo troppo ambizioso. Rappresentare poi i dimenticati, gli invisibili, gli esclusi; e allo stesso tempo dare loro voce e, grazie all’arte, restituire nuova dignità all’ esistenza di condannati, sembrava un progetto ancora più difficile. Ma la Rai ci ha creduto e ha avuto ragione. Convincendo anche il mercato cinematografico internazionale”.
Il presidente della rai Paolo Garmberti “Un successo straordinario che dimostra come scegliere la qualità sia sempre l’investimento migliore. L’Orso d’oro a Cesare deve morire di Paolo e Vittorio Taviani – continua Garimberti – è il più bel riconoscimento che potesse arrivare alla Rai attraverso RaiCinema per il costante lavoro che svolge nel sostegno al mondo del cinema. Si tratta di un’opera unica e meravigliosa per la capacità che ha in sé di suscitare emozioni e riflessioni su un tema difficile come quello delle carceri. Brava RaiCinema ma brava anche Rai. Stavolta possiamo dirlo davvero con orgoglio”.
Valentina Ferrari