ROMA, 5 Febbraio – L’attore italo-americano Ben Gazzara, stella di Broadway e di Hollywood, è morto ieri sera a Manhattan all’età di 81 anni. Attore teatrale e cinematografico di rara sensibilità e intelligenza, recitò per molti grandi registi nel corso di una carriera di oltre 60 anni, durante la quale, con la sua gestualità particolare, il suo sorriso amaro dal retrogusto malinconico e gli occhi del colore del ghiaccio, si era dipinto come un vero duro, il “bad guy” più tenero di Hollywood.
Figlio di immigrati siciliani in America, è nato a New York e costretto a iscriversi poi all’università di ingegneria, nella speranza di un riscatto per la famiglia piuttosto povera. Ma il giovane Gazzara mostrò subito irrequietudine nello stare chino sui libri, e alla prima occasione lasciò gli studi per la recitazione, sua vera passione: venne ammesso inizialmente alla compagnia teatrale di Erwin Piscator, poi dopo due anni all’Actors’ Studio e infine alla grande scuola di Broadway per cui debuttò con una trionfale «Gatta sul tetto che scotta» diretta da Elia Kazan. Successivamente si dedicò alla Tv e comparve nel1957 in«Un uomo sbagliato» ed in seguito, cominciò ad accrescere la propria fama, recitando al fianco di James Stewart in «Anatomia di un rapimento» di Otto Preminger (1959). Ma l’amore per l’Italia e il richiamo delle sue origini, lo portano a trasferirsi per un periodo a Roma, dove, dopo aver rifiutato per questioni ideologiche un ruolo nel «Guerra e pace» di King Vidor, figurò in «Risate di Gioia» di Mario Monicelli, al fianco di Totò e Anna Magnani. Nel suo Paese non riscontrò però il successo desiderato e si trovò quindi costretto a fare ritorno in America: qui strinse una forte amicizia con John Cassavetes e si scoprì un vero intellettuale nella «nuova Hollywood» colta e ribelle. Lì, sull’onda di quella moda, cominciò la sua ascesa verso le vette più alte del cinema: dopo aver lavorato a lungo per Cassavetes in «Mariti» del ’70, «Assassinio di un allibratore cinese» e «La sera della prima», interpretò i primi ruoli da protagonista assoluto in due grandi successi Peter Bogdanovich, «Saint Jack» (1979) e «E tutti risero» (1981) dove consuma la sua meravigliosa e impossibile storia d’amore con Audrey Hepburn. Nei successivi 20 anni di carriera, ormai raggiunto il successo, riallacciò stretti rapporti lavorativi con l’Italia dove era richiesto da registi come Marco Ferreri, Giuseppe Tornatore, Pasquale Festa Campanile, Valentino Orsini, Alberto Bevilacqua, Giuliano Montaldo e Leandro Castellani, arrivando al ruolo di «Don Bosco» che gli aprì le porte della tv nostrana. Negli anni Novanta coronò il suo record lavorativo con ben 38 pellicole, mentre nel2000 hariscosso successo come scrittore della sua autobiografia, dove descrive i molti e tormentati amori della sua vita e la estenuante lotta contro il cancro.
Ora, dopo la sua morte, questo grande interprete viene ricordato da tutti con grande affetto: il giornalista e scrittore Roberto Saviano gli ha rivolto ieri, su Twitter, il saluto in dialetto «Addio a ’o professor ‘e vesuviani», mentre il fraterno amico Cassavetes ricorda come sapesse «instaurare con ogni attore, singolarmente, con una sorta di gelosa divisione degli affetti» e dichiara «Quando morì, portò via una parte di me».
Chiara Cavaterra