WASHINGTON, 12 LUGLIO – La cannabis potrebbe essere usata per nuovi trattamenti per i pazienti obesi a rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Gli scienziati della University of Buckingham hanno infatti scoperto che due composti presenti nelle foglie della pianta possono aumentare la quantità di energia che il corpo brucia. I test condotti negli animali hanno già mostrato che queste sostanze aiutano a trattare due tipi di diabete e riducono il colesterolo nel sangue e il grasso in organi chiave come il fegato.
Secondo gli scienziati si potrebbero aiutare i pazienti che soffrono di sindrome metabolica in cui il diabete, ipertensione e obesità si combinano a incrementare il rischio di malattie cardiache e ictus. I ricercatori hanno provato che la Thcv (tetraidrocannabivarina) e il cannabidiolo hanno un effetto di soppressione sull’appetito e un impatto sul livello di grasso nel corpo e della sua risposta all’insulina, un ormone che controlla lo zucchero nel sangue.
Inoltre, test nei topi hanno mostrato che aumenta la velocità del metabolismo, il che porta a un abbassamento del grasso nel fegato e a una riduzione del colesterolo nel sangue. Sulla base di questi risultati incoraggianti, i ricercatori hanno iniziato gli studi sull’uomo. Le piante utilizzate nella sperimentazione, coltivate in speciali serre nel sud dell’Inghilterra, sono state ottenute tramite opportuni incroci, grazie ai quali i ricercatori hanno ottenuto varietà in grado di produrre diverse quantità di cannabinoidi, molecole già utilizzate per mettere a punto farmaci che potrebbero essere utilizzati per il trattamento della sclerosi multipla e dell’epilessia.
In effetti, anche in Italia l’uso della cannabis è già stato approvato per trattare il dolore. I primi risultati dei nuovi studi sono attesi entro la fine di quest’anno. Gli scienziati sperano che, a partire da queste due sostanze, si possano presto sviluppare farmaci per il trattamento di malattie legate all’obesità e al diabete di tipo 2.
Sabrina Bachini