ROMA, 10 Maggio – Alcuni trattamenti di fecondazione assistita possono aumentare i rischi per il bambino che abbia dei difetti alla nascita, rischio che poi si ridimensiona considerando altri fattori di rischio e l’infertilità stessa. I ricercatori del Center for Human Reproduction at North Shore University Hospital di Manhasset (Usa) hanno condotto una ricerca sui rischi della riproduzione assistita, e il primo dato emerso è stato che con queste tecniche per l’infertilità il rischio per il nascituro di avere difetti alla nascita era in media dell’8,3 %, contro il 5,8% delle nascite avute da concepimento naturale.
Visti i dati, l’ipotesi più plausibile era che la fecondazione assistita esponesse maggiormente al rischio di difetti alla nascita. Tuttavia, lo studio in questione ha mostrato alcuni risvolti interessanti. Il dottor Avner Hershlag e colleghi hanno esaminato i dati relativi a quasi 309mila nascite avvenute in Australia, di cui 6.163 erano dovute a tecniche di fecondazione assistita quali, per esempio, la FIVET (fecondazione in vitro con Embryo Transfer), l’ICSI (l’iniezione intracitoplasmatica di sperma) e l’induzione all’ovulazione.
Nel caso specifico si è visto che nel caso della FIVET il rischio era del 7,2% e del 9,9% nel caso della ICSI. Se il metodo utilizzato poi era il CLOMID (Clomifene citrato utilizzato nel trattamento degli stati di mancanza di ovulazione) il rischio triplicava. Si è tuttavia osservato che il rischio cambiava non solo a seconda della tecnica utilizzata, ma anche in base al tipo di sterilità della donna, all’età, lo stile di vita e i possibili vizi come il fumo o l’alcol. Così, quando si prendono in considerazione l’età ed altri fattori, la fecondazione in vitro non rappresenta più un rischio maggiore, come ha commentato il dottor Hershlag sul New England Journal of Medicine.
Ecco pertanto che la possibilità che il bambino nasca con dei difetti alla nascita, più o meno gravi, non dipende soltanto dal ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, ma anche da possibili altri fattori di rischio come quelli succitati. Prima di sottoporsi dunque a un trattamento per l’infertilità si deve valutare bene anche la possibile presenza di altri fattori di rischio analizzando la propria vita, magari con l’aiuto di uno specialista.
Sabrina Bachini