Dieci cose da non dire ad un malato di tumore

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LONDRA, 24 AprileDeborah Orr, giornalista del Guardian e nota cronista politica, ha affrontato il difficile tema dell’empatia nei confronti dei malati di tumore. Infatti la giornalista è appena uscita dalla terapia contro il tumore e non ha smesso di comportarsi da giornalista nemmeno durante la sua lotta con il cancro, prendendo appunti proprio sulle frasi involontariamente nocive dei parenti e delle persone più care che venivano a farle visita.

E ora che la fase più dura della terapia post-operatoria è passata, ha scritto un lungo articolo per il suo quotidiano fornendo una specie di “decalogo” di quello che non si dovrebbe mai dire a chi ha un tumore, perché ha il significato opposto di quello desiderato. Dieci comandamenti da ricordare, per non ripetere gli stessi errori se un congiunto o un amico ne viene colpito.

Ovviamente non va trascurata la premessa che, dopo il riscontro della malattia, per il malato inizia un lungo processo di terapie e interventi e ovviamente diventa un periodo molto doloroso. Spesso, oltre al dolore per la malattia, subentrano anche altri fattori che aumentano questo dolore, come i commenti sbagliati degli amici e dei parenti che a volte dicono frasi inopportune anche se in buona fede. “Il cancro è una malattia grave, che ti pone al centro di attenzioni affettuose da parte della tua famiglia e dei tuoi amici”, racconta la Orr. “Ma sovente si diventa il bersaglio di parole dette con le migliori intenzioni che sortiscono l’effetto di farti sentire peggio”.

La prima della lista è: “Non sai quanto mi dispiace per te”. Una frase, osserva la giornalista, “che ti fa sentire oggetto di pietà e compassione, non è esattamente una bella sensazione ascoltarla”. La seconda è: “Se c’è qualcuno che può combattere questa malattia, sei proprio tu!”, che in realtà non suona affatto rassicurante, perché “sottintende che solo chi ha un carattere di ferro può farcela, non è di grande conforto, specie se in quel momento ti senti fragile e demoralizzato, come è possibile o normale che sia”. Un’altra espressione sotto accusa: “Ti trovo proprio bene”. Commenta la Orr: “E’ impossibile che non si noti l’affaticamento di qualcuno malato di cancro, dunque è un’uscita stucchevole, ipocrita che non aiuta per niente”.

Così come lo è, naturalmente, l’affermazione del contrario: “Hai un pessimo aspetto”. Se l’ipocrisia è fuori luogo, l’eccesso di sincerità pure: “Un malato – scrive la cronista del Guardian – non ha certo bisogno di ricevere una conferma del proprio stato”.  La frase numero cinque da evitare è: “Fammi saper i risultati degli esami”. Ma avverte la reporter: “Nessun malato di tumore ha voglia di diffondere sul social network i risultati delle analisi, di solito dopo esami lunghi e stressanti, che possono terminare con esiti che nessuno ha voglia di ripetere”. Frase sbagliata numero sei: “Qualunque cosa io possa fare per aiutarti, sono a tua disposizione”. Magari molto meglio offrirsi per andare a prendere i bambini a scuola del malato o un’offerta di altro genere.

Un’altra frase da evitare è: “Le tue preoccupazioni sono infondate”. Questa è la tipica frase che si usa invece quando queste sono più che infondate quindi è controproducente. La frase numero otto è: “ Cosa si sente davvero con la chemioterapia?”. E a quel punto verrebbe da rispondere: “Perché non la provi così poi mi dici?”. Frase numero nove: “Ho davvero bisogno di vederti”. Questo è da evitare in quanto il malato è sempre impegnato in terapie, analisi e cose del genere e non è sempre possibile vedere tutti. Numero dieci: “ Sono terribilmente sconvolto per la tua condizione”. L’ammalato di tumore, spiega Deborah Orr, ha bisogno di sorrisi e gente positiva intorno a sé, quindi meglio regalare fiori e sorrisi piuttosto che lacrime.

Sabrina Bachini

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