TORINO, 18 Marzo – Per vent’anni ha trascorso circa sette ore al giorno al cellulare: ora è stato colpito da un glioblastoma, un pericoloso tumore al cervello. Il caso, che riguarda un torinese di circa 45 anni ricoverato in uno degli ospedali cittadini, è stato segnalato alla Procura di Torino per accertare se ci sia una relazione tra l’abitudine, a lungo protratta nel tempo, di usare il telefonino e la malattia. Il procuratore Raffaele Guariniello ha aperto un fascicolo d’indagine per accertare eventuali correlazioni tra la malattia e la lunga esposizione alle onde elettromagnetiche sprigionate dagli apparecchi telefonici utilizzati dall’imprenditore.
È il primo caso di questo genere a Torino. L’indagine è scaturita da un referto medico. L’uomo è stato sentito negli uffici della procura e ha confermato di aver usato per circa sette ore al giorno il telefonino, senza adottare nessun tipo di cautele come l’impiego di auricolari o delle funzioni vivavoce nel corso delle telefonate. La forma tumorale riscontrata dai medici potrebbe essere compatibile con le valutazioni di uno studio presentato lo scorso anno dallo Iarc, l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro, frutto del lavoro di un gruppo di 31 scienziati provenienti da 14 nazioni. La relazione, pur non essendo basata su convergenze scientifiche, lancia un allarme generico contro l’abuso dei dispositivi elettronici, indicando alcune precauzioni. Gli scienziati hanno ritenuto i campi elettromagnetici delle radiofrequenza come cancerogeni per l’uomo. Gli esperti consigliano infatti di utilizzare il telefonino non piu di 30 minuti al giorno.
“Tuttavia le conoscenze scientifiche – si legge negli atti del Ministero della Salute – oggi non consentono di escludere l’esistenza di causalità quando si fa un uso molto intenso del telefono cellulare. Va quindi applicato, soprattutto per quanto riguarda i bambini, il principio di precauzione, che significa anche l’educazione ad un utilizzo non indiscriminato, ma appropriato, limitato alle situazioni di vera necessità, del telefono cellulare”.
Valentina Ferrari