Razzismo: l’Università di Oxford scopre un farmaco per curarlo

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ROMA, 11 Marzo – Il sogno di Martin Luter King e di tanti altri potrebbe essere finalmente realizzato con la scoperta di un farmaco capace di curare il razzismo: la sostanza in questione è il propranololo, un betabloccante già utilizzato in terapie contro l’ipertensione, l’angina e l’emicrania.

Lo studio, che ha portato alla scoperta del “farmaco miracoloso”, è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Oxford e successivamente diffusa dal sito del Telegraph. Come spiega Sylvia Terbeck, a capo della ricerca, il propranololo, che blocca un’attivazione automatica del cervello tramite l’amigdala nelle aree dove vengono formulati i pensieri emozionali, sembra attenuare la percezione del razzismo. A tale conclusione sono giunti dopo un test sul comportamento prevenuto e spontaneo che ha coinvolto 36 studenti volontari, divisi in due gruppi: ad una metà di essi sono stati somministrati 40 mg di propranololo per un certo periodo, mentre alla restante metà è stato dato un farmaco placebo.

I risultati, pubblicati sulla rivista Psychopharmacology, mostrano che i due terzi dei partecipanti che hanno ricevuto la sostanza oggetto di studio, presentano molti meno pregiudizi implicitamente razzisti degli altri: un grande passo avanti quindi nella comprensione dello sviluppo di tale sentimento nel cervello umano, a prescindere anche dalle convinzioni personali. Tuttavia la scoperta, che può apparire come la realizzazione di un’utopia, comporta una serie di importanti implicazioni etiche poiché, in primo luogo, si tratta di un farmaco in grado di modificare il cervello. Per questo, studiosi come il dottor Chris Chambers, dell’università di Cardiff, hanno ribadito la necessità di approfondite ricerche per capire se il principio attivo possa alterare altri sistemi del cervello. Inoltre, come afferma il co-autore della ricerca, il professor Julian Savulescu, “le ricerche biologiche volte a migliorare ‘moralmente’ le persone hanno una storia oscura. E il propranololo non è un farmaco nato per curare il razzismo”.

Chiara Cavaterra

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