Autismo e sclerosi multipla: famiglie sempre più sole

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ROMA, 9 Febbraio – La dimensione nascosta delle disabilità. Questo è lo scenario presentato oggi a Roma dal Censis e dalla Fondazione Cesare Serono all’interno del progetto pluriennale “Centralità della persona e della famiglia”. Pazienti soli, soprattutto nella fase iniziale della malattia, attendendo una diagnosi decisamente tarda ad arrivare. Figli, genitori, che risentono del peso dell’assistenza, costretti il più delle volte ad abbandonare il posto di lavoro, in un momento precario come quello attuale.

L’evidenza dei dati, è innegabile: il 48,7% dei pazienti affetti da sclerosi multipla ha consultato diversi medici prima di ricevere una corretta diagnosi o meglio ancora, prima di ricevere una diagnosi; il 40,1% non riesce a dimostrare la limpidezza dei propri sintomi; addirittura solo il 29,5% ha ricevuto terapie per diverse patologie, ed un misero 18% ha il diritto di ricevere terapie psicologiche. Tiriamo la somma ed il risultato è: impatto sociale, lavorativo e relazione, drammatico e sconcertante per chi soffre di sclerosi multipla.

I malati non soltanto vengono colpiti da un deteriorante abbandono della più semplice autonomia, ma rischiano persino l’isolamento sociale, la mancanza di assistenza dei centri clinici per la diagnosi e la cura della malattia, l’assistenza domiciliare dei servizi socio-assistenziali. L’iter dell’autismo non è da meno: le mamme sono le prime a sospettare l’autismo nell’80% dei casi. Gli “specialisti” riescono a fare una diagnosi corretta dopo periodi lunghi e tortuosi e meno di un terzo dei pazienti affetti da autismo segue una terapia farmacologica. “Presto un piano per le fragilità e la non autosufficienza”. Il ministro Balduzzi ha detto presto. Si spera che i tempi siano più corti rispetto a quelli di una attuale diagnosi corretta.

Valeria Racano

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