ROMA, 27 Gennaio – Se la frase “il troppo lavoro fa male” era considerata la scusa più gettonata dei “pigri”, ora i lavoratori incalliti dovranno ricredersi. A confermare che troppe ore di lavoro possono provocare depressione e altri danni alla salute, ci ha pensato infatti un’accurata ricerca condotta da Marianna Virtanen dell’University College di Londra.
Lo studio, pubblicato su PLoSONE e condotto su più di 2mila impiegati governativi inglesi fra i 35 e i 55 anni, ha infatti dimostrato che trascorrere in ufficio più di 11 ore al giorno, cioè oltre 55 in una settimana, aumenta il rischio di soffrire di depressione di due volte e mezzo rispetto a chi trascorre alla “scrivania” non più di 7/8 ore al giorno. Da lodare quindi i lavoratori regolari, che si attengono alle ore contrattuali, senza eccedere negli straordinari a discapito di umore e salute. Infatti dai dati raccolti è emerso anche che, le ore lavorative in eccesso, comportano un rischio del 60 % più elevato di incorrere in malattie cardiache. Inoltre, a sostegno di tale tesi, l’Organizzazione mondiale della sanità ha aggiunto che la depressione è destinata a diventare una delle malattie maggiormente diffuse nei paesi ad alto reddito come il Regno Unito, e che oltre il 40% delle giornate lavorative perse sono causate da ansia e stress.
All’inizio della ricerca, tutti coloro che vi hanno preso parte, erano sani e non presentavano nelle loro vite particolari fattori di rischio legati a malattie psicologiche: ragion per cui la correlazione fra sovraccarico di lavoro e umore, e i risultati così ottenuti sono da considerarsi accurati e affidabili, non lasciando spazio dubbi sulle conclusioni. I più colpiti dalla “sindrome del troppo lavoro” si sono rivelati essere i giovani e le donne, già sottoposti a maggiori pressioni rispetto alle restanti categorie sociali, seguiti da chi guadagna poco: immuni dal pericolo sono, al contrario, gli stakanovisti maschi con stipendi elevati e lavori impegnativi.
Chiara Cavaterra