Omicidio Sarah Scazzi: a 2 anni dalla sua morte ad Avetrana è scesa l'indifferenza

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sarah scazzi

ROMA, 27 AGOSTO – Sono trascorsi due anni, ma ad Avetrana sembra essere sceso il silenzio, l’indifferenza. Quel tragico evento che ha sconvolto il paese e l’Italia intera, ora sembra non avere più importanza o effetto sulle persone. Sarah ormai non c’è più, ma nessuno coinvolge i cittadini in cerimonie per ricordare quella tenera ragazza a cui è stata tolta la vita in modo orribile.

Nessun pellegrinaggio nei luoghi dell’orrore, niente celebrazioni religiose e qualche sporadica visita alla tomba della quindicenne trovata morta in un pozzo. Ad Avetrana, quindi, non c’è assolutamente nulla che riporti al clamore mediatico di fine estate 2010. Allora la tragedia di Avetrana era su tutti i giornali e le tv, mentre decine di persone si spostavano anche da fuori regione per vedere i posti dove Sarah era stata: la sua casa e quella degli zii Misseri. Di Sarah non si parla più. Ma ripercorrendo la storia che è terminata in tragedia, non si riesce a capire la motivazione di questo cambiamento. Si possono fare delle ipotesi, ma il motivo vero non è riconducibile. L’unica cosa certa è che Sarah non è più tra di noi.

Il 26 agosto 2010 Sarah Scazzi, 15 anni, zainetto sulle spalle e cuffie per la musica alle orecchie, esce di casa diretta in via Deledda per incontrare la cugina Sabrina Misseri e l’amica Mariangela Spagnoletti con le quali aveva in programma di andare al mare. Indossa una t-shirt rosa, pantaloncini corti neri, ai piedi un paio di infradito. Ma la ragazzina non poteva immaginare quello che le sarebbe accaduto e che non avrebbe fatto più ritorno a casa. Dal giorno della sua scomparsa, i media, gli inquirenti e la polizia si sono messi in moto per cercare di ricostruire quello che era accaduto, il motivo della scomparsa di quella ragazzina così tranquilla e con tanta voglia di vivere.

Iniziano così le indagini, le ricerche e le interrogazioni. Secondo gli inquirenti, nella villetta dei Misseri, Sarah è stata uccisa da Sabrina e dalla zia Cosima Serrano, con la complicità di Michele Misseri (padre e marito delle due presunte assassine), a sua volta accusato di soppressione di cadavere, in concorso con le due donne, con il fratello Carmelo e il nipote Mimino Cosma. Inoltre, per il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, il suo aggiunto Pietro Argentino e il pm Mariano Buccoliero non ci sono dubbi: hanno ucciso Cosima e Sabrina. Il movente è la gelosia che Sabrina nutriva nei confronti della cugina, che aveva atteggiamenti affettuosi per l’amico comune Ivano Russo, del quale entrambe si erano invaghite.

Dopo alcuni giorni di incertezze durante i quali si pensa anche ad una fuga volontaria della ragazzina, cominciano i dubbi e si raggiunge in seguito la certezza che Sarah non si sarebbe allontanata per tanti giorni senza avvertire la mamma e quindi scatta il piano di allarme. Sarah comincia ad essere cercata ovunque anche per volontà ed insistenze della mamma Concetta, che comincia anche a pensare ad un rapimento in cui potessero essere coinvolti dei romeni. Ma così non sarà.

Poi iniziano le battute nelle campagne, fra casolari diroccati e pozzi incustoditi. Arrivano numerosi rinforzi per i carabinieri impegnati nelle indagini e alla madre di Sarah l’allora prefetto di Taranto, Carmela Pagano, consegna anche una lettera di risposta del presidente Napolitano. Michele Misseri, sua moglie Cosima e le figlie Sabrina e Valentina vengono ascoltati più volte dagli investigatori. Il 29 settembre 2010 Michele Misseri consegna ai carabinieri il cellulare di Sarah raccontando di averlo trovato in campagna tra le stoppie che aveva bruciato la sera prima. Ma si tratta di una messinscena palese. Il 6 ottobre lui, la moglie e la figlia Valentina vengono convocati nella sede dei carabinieri di Taranto. Dopo un interrogatorio-fiume, Michele confessa e in seguito porterà lui stesso gli investigatori in contrada Mosca nelle campagne di Avetrana. Ma la mamma di Sarah, Concetta Serrano, apprende dolorosamente la notizia che riguarda il ritrovamento del cadavere della figlia mentre partecipa alla diretta tv di ‘Chi l’ha visto?’ seduta in casa Misseri accanto alla sorella Cosima. Il cadavere di Sarah è nascosto in una cisterna di acqua, galleggia e ha i segni di quella lunga permanenza: 40 giorni. Michele afferma di aver ucciso Sarah strangolandola perché la giovane aveva rifiutato i suoi approcci sessuali e aggiunge di aver brutalmente abusato del cadavere della ragazzina sotto un albero di fico. Ma il 15 ottobre Michele chiama in causa la figlia Sabrina e poco dopo scarica tutte le responsabilità sulla stessa Sabrina e conferma le sue dichiarazioni nel corso di un incidente probatorio. Il 26 maggio 2011 viene arrestata anche sua moglie, Cosima Serrano, accusata in concorso con la figlia Sabrina. Il processo, cominciato il 10 gennaio scorso, riprenderà il 18 settembre. Cosima e Sabrina sono detenute nel carcere di Taranto.

Dopo tutto questo orrore che circonda la morte di Sarah, quest’anno, nemmeno una messa. Concetta, mamma di Sarah, è testimone di Geova e dunque non ha chiesto alcun tipo di commemorazione religiosa. Il fratello Claudio è partito mercoledi scorso dopo aver cercato inutilmente di organizzare la presentazione del suo libro sulla sorella. Giacomo, il papà di Sarah, ha passato la giornata nel suo solito bar, a chiacchierare con gli amici, tra una birra e una partita a carte. Non una messa, non un manifesto, non una diretta per ricordare la figlia.

La mamma Concetta non concede interviste, dopo essere apparsa sui media di mezzo mondo ed aver subito anche l’intrusione in casa da parte di Fabrizio Corona. Ma a chi la va a trovare dice di avere fiducia nella giustizia. E che la verità alla fine del processo verrà a galla. Concetta però sente spesso i suoi avvocati, a partire dai tarantini Luigi Palmieri e Manuela Stallo. Chiede, suggerisce, consiglia.

Ma ora il mistero resta. E questo mistero è circondato da tanto silenzio, un silenzio che non rende giustizia alla povera Sarah e alla sua memoria.

Sabrina Bachini

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