Gemma Guerrini, consigliera comunale del MoVimento 5 Stelle, è finita nel mirino dei puristi del cinema per una riflessione un po’ anacronistica – e siamo giustamente buonisti -: ” “Cos’è infatti se non feticismo, la reiterata proiezione, giorno dopo giorno, di vecchi film che hanno in comune soltanto il fatto di essere famosi?”.
La vicepresidente vicaria della commissione cultura in Campidoglio ha infatti inferto l’ennesimo colpo nella disputa contro il Cinema in piazza a Trastevere. La donna abita a piazza San Cosimato, anche per questo ha criticato l’iniziativa promossa dai ragazzi del Cinema America: questi ultimi hanno portato avanti, negli ultimi 4 anni, un piccolo cinema proprio in quella piazza. Sia un’arena estiva – gratuita – con tante persone raccolte anche dal centro; sia piccole attività che l’hanno reso un luogo quasi di culto.
Perché quest’opposizione? Per motivi sia personali, che logistici. Alla fine, il Campidoglio ha inserito quell’area nel bando dell’estate di Roma: i ragazzi ora protestano vivacemente. “Non partecipiamo a quell’avviso pubblico che si appropria di una nostra idea e che ci impedisce di criticare la giunta”, le loro dichiarazioni riportate da Repoubblica. E da qui la decisione di allestire anche tre maxi schermi nelle periferie in vista delle prossime serate estive. Tor Sapienza, Valle Aurelia e Ostia i centri identificati dai ragazzi.
La consigliera oggi è tornata sulla decisione, festeggiando per la vittoria su un post di Facebook. “Personalmente non so rispondere alla domanda di cosa ci sia di così altamente culturale nella riedizione di vecchi film, all’interno di un contesto storico e sociale con una sua storia, una sua identità, un suo vivace vissuto, che solo chi ne è estraneo, e vuole rimanerne tale, può non conoscere né vedere e anzi può soffocare vantando una civilizzazione di stampo colonialista”, il commento del politico.
“Manifestazioni simili sono funzionali alla propaganda del partito politico che le sostiene, in questo caso di quel PD maestro nella manipolazione del consenso, che ormai da decenni utilizza la spettacolarizzazione e la feticizzazione della cultura come arma di distrazione di massa”, ha poi proseguito. Mercificando e soprattutto politicizzando l’ennesima bella iniziativa. .