Microsoft Italia, Fondazione Mondo Digitale, De Agostini Scuola e Polizia Postale unite per la lotta ai bulli che si nascondono dietro il pc
Più di un italiano su due ha incontrato dal vivo un individuo che l’aveva minacciato online, e le percentuali salgono al 58% tra le fasce più giovani della popolazione. È quanto emerge da uno studio presentato qualche giorno fa a Roma durante il Safer Internet Day. Il Microsoft Digital Civility Indez è stato focalizzato sull’analisi di attitudini e percezioni di differenti fasce della popolazione in merito all’educazione civica digitale e alla sicurezza online.
A margine dell’incontro “Educazione civica 4.0: vivere bene con gli altri anche in Rete”, che ha goduto del patrocinio dell’Assessorato Roma semplice e ha visto collaborare Microsoft Italia, Fondazione Mondo Digitale, De Agostini Scuola e Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Lo studio ha analizzato quattro aree di afferenza, intervistando diverse fasce di studenti provenienti dalle diverse realtà scolastiche italiane. Lo scenario che se ne deduce è dei più preoccupanti: il 65% dei ragazzi intervistati è stato coinvolto in almeno un episodio “rischioso” online. In questo caso si tratta delle azioni più comuni, ossia contatti indesiderati o addirittura molestie. I numeri salgono di altri punti percentuali se si allarga la cerchia dei “molestatori digitali” ad amici e parenti. Preoccupa anche la situazione degli adolescenti, che in caso di attacco diretto online in molti casi non sanno dove trovare aiuto, e spesso si rivolgono ai genitori o alle figure a loro più vicine.
In questa situazione contingente, oltre al rischio per l’incolumità delle fasce più deboli della popolazione italiana, ne deriva un aumento generale del livello di stress nel 23% degli intervistati. Una minaccia nella “vita digitale” può anche produrre conseguenze nella vita “reale”, visto che uno studente italiano su tre perde progressivamente fiducia nelle persone che le stanno attorno, uno su 5 ha anche perso un amico per un episodio di cyberbullismo. Colore che, invece, risultano essere più avvezzi all’utilizzo dei social network o dei principali mezzi di comunicazione online, hanno semplicemente ristretto le impostazioni relative alla privacy o ridotto la condivisione di informazioni strettamente personali.
Preoccupa, infatti, un dato di fatto: molti adolescenti utilizzano Facebook come un diario personale condivisibile per i propri amici, tra i quali però spesso si inseriscono sotto mentite spoglie malitenzionati o individui abituati a nascondersi dietro la tastiera per non palesare la loro vera realtà. Il Cyberbullismo è – purtroppo – una realtà, di cui possono soffrire anche individui adulti in caso di condivisione di materiale strettamente riservato o anche intimo. Ed è per questo che le principali istituzioni si sono unificate per contrastare un fenomeno di tale portata.