Meno fondi stranieri in Italia nel 2016

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La statistiche del Bureau van Dijk sottolineano la predominanza di Francia, UK e Stati Uniti negli investimenti in Italia, scende vertiginosamente la Cina

Sempre meno investimenti stranieri. È questa la sintesi con cui si chiude il 2016. Il dato non è di quelli allarmanti, ma fa comunque riflettere: aumenta il dato delle operazioni, salite a 1168 contro le 846 precedenti e con il +38% generale, ma l’ammontare degli investimenti cala fino a 65,5 miliardi di euro. Il quadro, comunque ancora confortante per l’economia italiana, arriva dalla banca dati Zephyr di Bureau Van Dijk ed è stato riportato su “Il Sole 24 Ore” dopo l’analisi di tutte le operazioni d’acquisizione portate avanti nel territorio nazionale da investitori esteri. Secondo gli esperti non si tratta però di fattori così allarmanti: il calo di flusso monetario resta in linea con quello globale, ma il totale resta uno dei migliori degli ultimi sei anni. Il numero totale delle operazioni sottolinea poi una certa effervescenza di mercato.

Maggiormente evidenziabile è l’assenza di investitori provenienti dai paesi in forte ascesa. Negli ultimi tre anni si sono ridotti sensibilmente i fondi provenienti dall’Asia – e in particolare dalla Cina – a fronte di una nuova ondata di flusso proveniente da Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Questo dato è giustificato dal grande fascino che esercita l’Italia nei confronti di queste nazioni, per il giusto mix di storia, tradizioni e “geniale” spirito innovativo, aspetti che invece attraggono meno gli investitori cinesi. Da Pechino nel 2016 sono arrivati “solo” 220 milioni di euro, a fronte dei 3 miliardi investiti nel 2015 e dei 6,5 del 2014.

Secondo un’analisi più approfondita, il 2016 è stato l’anno della Francia, dove sono state firmate 65 operazioni finanziarie. Il 2017 potrebbe prospettare nuove operazione sull’asse Roma-Milano-Parigi, con gli accordi tra Luxottica-Essilor e Lymh-Marcolin e le mire – non certo nascoste – di Vivendi su Mediaset. Il drastico calo di investimenti però non preoccupa più di tanto, visto che ChemChina e Bank of China hanno già investito grandi quantità di denaro in Italia, e non si può certo pensare che i “rubinetti” si aprano tutti i giorni. È quindi altamente probabile che Pechino tornerà a svolgere un ruolo di primaria importanza in Italia, a partire da porti, logistica e turismo.

Ma gli investimenti stranieri non sono gli unici a calare. È altrettanto significativo il dato relativo alle aziende italiane, i cui investimenti lontano dal territorio nazionale, secondo il Bureau van Dijk, sono scesi a 9,4 miliardi di euro contro gli 11 del 2015. La giustificazione è data dall’ampio numero di fondi che arrivano dai delle Piccole e Medie Imprese, uno dei motori trainanti dell’economia nazionale, e anche dalla “parte da leone” svolta da Exor nell’investimento in PartnerRe. Il 2017 si prospetta, sia per i movimenti in entrata che per quelli in uscita, un anno fondamentale, che comincia però con meno soldi “stranieri” in Italia.

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