ROMA, 24 OTTOBRE – Devono essere dei grandi estimatori del mitico film di Totò i protagonisti di questa truffa. Parliamo ovviamente del celebre “Totò-truffa”, quello in cui il principe De Curtis si spacciava per proprietario della meravigliosa Fontana di Trevi di Roma e cercava di venderla al miglior offerente.
Non è tanto distante dalla trama di questo film la storia di questi sei truffatori italiani. I furbetti erano soliti prendere in affitto splendidi appartamenti nelle zone più facoltose della capitale, come Parioli. Questo era il loro unico investimento, che gli avrebbe poi fruttato cospicui guadagni futuri. Chiavi in mano, il passo successivo era – esattamente come Totò con il milionario imprenditore americano Chesciocavallo con la fontana del Bernini – trovare dei potenziali acquirenti di queste lussuose dimore, fingendosi poi intermediari immobiliari, incaricati dagli stessi proprietari di mostrare gli appartamenti e concludere l’acquisto. Spesso infatti questi scaltri attori erano a tal punto abili e convincenti da riuscire a farsi consegnare in anticipo un’ingente somma a mò di caparra, o addirittura ad intascare l’intero valore dell’immobile. Inutile spiegare come procedeva questa farsa. I finti agenti immobiliari sparivano nel nulla subito dopo aver ricevuto i bonifici e gli accrediti pattuiti.
Tutto questo teatrino era ovviamente possibile grazie alla perfetta organizzazione della banda, che aveva falsificato in modo impeccabile tutti i documenti necessari per questo tipo di business. Le accuse che si vedono ora imputate sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso documentale, aggravata, continuata ed in concorso, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri e possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
Norma Pasi