ROMA, 14 LUGLIO – Adesso si torna a parlare di stupro. Sembra una storia senza fine quelle che vede coinvolta la giovane turista australiana ed un ragazzo tunisino incontrato per caso. La ragazza australiana trovata in una pozza di sangue all’alba di mercoledì scorso in Via Milazzo, vicino la stazione Termini, torna a parlare della vicenda. Gli inquirenti della Squadra mobile hanno provato a ricomporre il puzzle con l’aiuto della testimonianza della giovane vittima, che è stata soccorsa esanime e con una copiosa emorragia in corso l’11 luglio scorso.
Diversamente da quanto dichiarato in precedenza, non era totalmente consensuale il rapporto con il tunisino visto che la giovane per l’eccesso di alcol si trovava in totale stato confusionale. Dunque, arriva la decisione di iscrivere il cittadino nordafricano nel registro degli indagati al termine di una prima attività di indagine su quanto avvenuto in via Milazzo e supportata anche da quanto dichiarato dalla psicologa che ha parlato con la ragazza.
“Dal colloquio che ho avuto con la ragazza emergerebbe un possibile stupro che la giovane ha voluto nascondere per la vergogna e la difficoltà di trovarsi in un paese straniero”. La dichiarazione è di Pamela Bruni, la psicologa del Policlinico Umberto I che ha incontrato la 22enne australiana. “Forse era consenziente inizialmente – ha proseguito – ma non credo lo sia stata anche dopo”. In base ai dati raccolti dagli uomini della squadra Mobile, i pm di piazzale Clodio hanno proceduto ad indagare per il reato di violenza sessuale l’autore del presunto stupro, che aveva parlato di un rapporto consenziente. In un primo momento, infatti, la Procura aveva deciso di non accusarlo di alcun reato. Mentre sul tunisino ora pesa l’accusa di violenza sessuale, la turista australiana ha lasciato il Policlinico Umberto I e ha dichiarato di voler continuare la sua vacanza con le amiche andando prima a Firenze e poi in Grecia come era stato programmato.
Marina Mignano