ROMA, 7 Giugno – Un esordio dirompente. Un Petkovic determinato e decisamente sicuro delle proprie idee. Questo il ritratto emerso dalla conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Lazio. “Ho sempre sperato che qualcuno si accorgesse di me, della bontà del lavoro ho svolto in questi anni”, attacca con orgoglio Petkovic, “di ricevere una chiamata da un club importante. La telefonata di Tare mi ha un po’ sorpreso, ma non più di tanto perché ho cominciato dai livelli medio-bassi per arrivare, passo dopo passo, a quelli europei. Ho fatto tutto da solo”, continua, “senza alcun aiuto. Allenarela Lazio rappresenterà il salto di qualità che stavo aspettando da tempo, conosco abbastanza bene tutte le realtà calcistiche europee. Quella italiana non mi spaventa, ho l’esperienza giusta per creare un ambiente positivo e per arricchirlo di interessanti novità a livello di gioco”.
Se le parole coincidono con i fatti, si presenta una stagione interessante. “Sono un vincente”, dichiara senza mezzi termini il bosniaco. “Trasmetterò ai calciatori e alla gente l’entusiasmo che sento dentro nel guidare una squadra dal blasone internazionale, che deve lottare comunque per le posizioni di vertice. So che esistono pregiudizi sul mio conto, perché ho lavorato in un campionato meno importante, ma riuscirò a convincere tutti, dimostrando che posso meritare spazio e rispetto anche in Italia. Quando Di Matteo arrivò alla Lazio era uno sconosciuto che aveva giocato in Svizzera, eppure divenne un calciatore di grande valore. Chiedo soltanto tempo e fiducia, al resto penseremo io e i collaboratori”.
Sul modulo poche anticipazioni. “Devo prima conoscere a fondo tutti i calciatori a disposizione, sia dal punto di vista tecnico, che come uomini. Sono una persona flessibile che ama il dialogo”, tiene far sapere Petkovic, “ognuno avrà la possibilità di dirmi quello che pensa, nell’ambito di un confronto diretto e migliorativo. Ho sempre apprezzato la concretezza di Capello e il bel gioco di Wenger, però ho uno stile tutto mio. Al gruppo do un’importanza straordinaria perché, senza il gruppo, non si ottengono risultati. Anche il più bravo dovrà mettersi al servizio dei compagni, questa rappresenterà una regola fondamentale nel modo di intendere il calcio e il lavoro quotidiano. Le mie squadre saranno organizzate”, conclude il mister biancoceleste, “avranno sempre un’impronta propositiva e dovranno dominare gli avversari”.
Luca Siliquini