ROMA, 27 Maggio – In Vaticano potrebbero arrivare a breve nuovi arresti di persone coinvolte nella fuga di documenti riservati in Vaticano per la quale, al momento, è in stato di detenzione Paolo Gabriele, maggiordomo di Benedetto XVI. L’uomo, al momento, non ha risposto alle domande degli inquirenti. Le indagini che il poliziotto Domenico Giani prosegue spuntando una lista di venti sospettati. E un’indiscrezione, non smentita, che circola con insistenza. L’attenzione si concentra verso un componente laico in servizio presso la segreteria di Stato. Un uomo o anche forse una donna che avrebbe un’altra occupazione fuori dalla Santa Sede. Non si esclude che ci siano presto nuovi fermi poiché gli interrogatori proseguono numerosi e costanti.
Ieri il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi ha fatto il punto sulla situazione: ”Confermo che la persona arrestata mercoledì sera per possesso illecito di documenti riservati, rinvenuti nella sua abitazione in territorio vaticano, è Paolo Gabriele, che rimane tuttora in stato di detenzione”. ”Si è conclusa la prima fase di istruttoria sommaria sotto la direzione del Promotore di Giustizia, prof. Nicola Picardi, e si è avviata la fase di Istruttoria formale condotta dal Giudice istruttore, prof. Piero Antonio Bonnet”, ha aggiunto Lombardi. Paolo Gabriele ”ha nominato due avvocati di sua fiducia, abilitati ad agire presso il Tribunale vaticano, e ha avuto la possibilità di incontrarli. Essi potranno assisterlo nelle successive fasi del procedimento. Egli gode di tutte le garanzie giuridiche previste dai codici penale e di procedura penale in vigore nello Stato della Città del Vaticano”, ha sottolineato il portavoce vaticano. ”La fase istruttoria proseguirà fino a che non sia acquisito un quadro adeguato della situazione oggetto di indagine, dopodiché – ha concluso Lombardi -il Giudice istruttore procederà al proscioglimento o al rinvio a giudizio”.
“Certo è stato un duro colpo”, dice la moglie di Paolo Gabriele all’Adnkronos. “Non posso confermare che Paolo non abbia risposto ai magistrati, non posso commentare in alcun modo”, dice la donna che riferisce di essere in contatto con gli avvocati del marito, che le avrebbero consigliato di non parlare. Paolo Gabriele aveva guadagnato la fiducia di tutti costruendo negli anni un rapporto molto stretto con le gerarchie dello Stato Pontificio. Già da giovanissimo, Gabriele lavorava come semplice addetto alle pulizie in segreteria di Stato. Poi aveva preso servizio presso mons. James Harvey quando questi fu nominato prefetto della Casa pontificia. Non molto tempo dopo, per lui arrivò anche una lettera di presentazione di mons. Jozef Bart, rettore della Chiesa di Santo spirito in Sassia, giusto alla fine di via della Conciliazione, che Gabriele frequentava come devoto della Divina Misericordia di santa Faustina. Si aprirono così le porte dell’appartamento pontificio, dove Paolo prese servizio come domestico di Giovanni Paolo II sotto le direttive dello storico maggiordomo Angelo Gugel, godendo anche della benevolenza di don Stanislao, il segretario di Wojtyla. Nel 2006, infine, il grande salto. La promozione a maggiordomo di Ratzinger, di fatto la sua ombra dalla prime luci del mattino alle ultime della sera. Insomma, per tutti in Vaticano, Gabriele era un “fidatissimo”. Tanto che lo stupore, la meraviglia, persino l’incredulità sono da ieri lo stato d’animo prevalente tra i concittadini vaticani. Eppure le accuse ci sono e sono pesanti. Tutto ha avuto inizio mercoledì.
Una mattinata cominciata come sempre, con la sveglia alle 6 per aiutare il Papa a vestirsi. La messa nella cappella pontificia. Poi nel seguito di Ratzinger all’udienza generale in piazza San Pietro. Il pranzo con la Famiglia pontificia. Ma è intorno alle 16 tutto cambia. Inizia il calvario personale di Gabriele. Rientra a casa dove trova la Gendarmeria che effettua perquisizioni. Vengono trovati “documenti riservati”, dirà poi padre Lombardi. Seguono interrogatori. Venerdì la formalizzazione dell’arresto e l’ingresso nella camera di sicurezza, uno spazio angusto di quattro metri per quattro. Dal maggiordomo nessuna ammissione. Intanto, in Vaticano le indagini della commissione cardinalizia nominata ad hoc da Benedetto XVI e capeggiata dal cardinale Julian Herranz, vanno avanti, con possibili nuovi colpi di scena. I sospetti potrebbero addensarsi anche su persone molto in alto.
Valentina Ferrari
Fonte Immagine: ilmattino.it