ROMA, 26 Maggio – È in scena da venerdì 25 maggio fino al 5 giugno all’Opera di Roma “Attila”, una delle opere meno note di Giuseppe Verdi, diretta dal maestro Riccardo Muti e per la regia, le scene e i costumi a cura di Pierluigi Pizzi. “È un grande condottiero e un campione di coraggio e di lealtà, con la dignità di un martire di fronte alla morte” è la concezione dello scenografo in un’ottica anticonformista dell’eroe verdiano. Il merito maggiore che si riconosce a Muti e Pizzi è quello di rappresentare il personaggio riabilitandolo dall’immaginario collettivo dell’eroe cattivo. Attila è il simbolo della solitudine e del potere, attorniato da intrighi e da traditori come il generale Ezio, l’ingrato Foresto e l’ipocrita Odabella, novella Giuditta.
La lettura tagliente e chiaroscurata di Muti incalza il pathos drammatico delle scene, montate di luci cavernose ad effetto e da un insieme di archi monumentali e pareti neutre che contrastano con i colori simbolici dei costumi. Anche il coro, di Roberto Gabbiani, incarna ciò che canta. A queste sue creature Muti riconosce una specificità che vuole mostrare al mondo. “Sento il Mediterraneo che questa musica pretende, la condivisione degli accenti, il trasporto che altri non hanno. La freddezza impeccabile non è italiana. Noi, qui, ci si consegna a Verdi senza riserve e senza distanze”.
“Attila” è un dramma lirico nato a Venezia nel 1846, dove fu portato in scena per la prima volta al Teatro “La Fenice”. È considerato un “melodramma risorgimentale” (la trama narra la riscossa romana contro gli Unni invasori). Ieri, durante la prima dello spettacolo, Muti è parso a suo agio con una partitura che ha detto di amare molto facendosi apprezzare, ancora una volta, da tutto il pubblico raccogliendo migliaia di applausi.
Carla Iannacone