Stefano Cucchi: certificato medico complica le indagini

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ROMA, 24 Maggio – Nuovi elementi intervengono nella triste vicenda legata alla morte di Stefano Cucchi. Da un certificato medico emesso nel 2003 dal pronto soccorso dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, risulterebbe che la lesione della vertebra L3, evidenziata dai medici del Fatebenefratelli nel mese di ottobre del 2009 pochi giorni prima che Stefano decedesse, risalga in realtà all’agosto del 2003. La ferita, stando al certificato medico del Pertini, sarebbe stata riportata in seguito ad una caduta accidentale.

La notizia ha comportato la decisione della Corte di affidare al collegio peritale che si sta occupando del delicato caso una superperizia finalizzata a rintracciare, alla luce di queste novità, le reali cause del decesso del ragazzo romano, che a quasi tre anni dall’accaduto non ha ottenuto ancora un pieno riconoscimento dei responsabili, nonostante il perdurare delle indagini.

Verrebbe a crollare uno degli elementi su cui si basa la versione dei familiari, parte civile in seno al processo: per loro, la lesione della vertebra L3 si andava a sommare agli altri traumi dovuti al cruento pestaggio a cui Stefano è stato sottoposto, risaltando dunque come una delle principali cause del suo decesso. Le accuse andrebbero dunque indirizzate, così come avevano precedentemente addotto i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loi, sull’incuria dei medici piuttosto che sulla questione delle lesioni e dei traumi riportati.

Sebbene risulti dal certificato del 2003 che “dai primi accertamenti, a quanto visibile, non si rilevano lesioni osteotraumatiche di data recente, il che fa pensare che addirittura la lesione alla vertebra lombare in questione sia addirittura precedente”, i consulenti della Procura – che hanno effettuato gli esami delle lesioni sul corpo del ragazzo – non escludono affatto la possibilità di una sovrapponibilità della lesione riscontrata nel 2009, su quella di cui si parla nel certificato del 2003.

Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, rinnova il suo sdegno di fronte alla notizia del certificato: “Nessuno ha mai in precedenza diagnosticato una frattura, che gli è stata procurata dagli agenti di polizia penitenziaria che la procura vuole evidentemente difendere – continua Ilaria Cucchi – Se non si trattasse delle morte di Stefano troverei comico il fatto che si sbandieri come nuovo e dirompente un dato che non esiste, non é mai esistito ed è frutto esclusivo ancora una volta delle elucubrazioni dei consulenti del pm”.

Vincenza Accardi

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