ROMA, 18 Maggio – Sebbene siano trascorsi quasi 30 anni, aumentano i misteri intorno al caso di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso pontificio scomparsa il 22 giugno 1983, quando aveva 15 anni, la cui inchiesta è tornata ad intrecciarsi con “Chi l’ha visto?”. Nella puntata andata in onda mercoledì sera, infatti, è stata riportata una testimonianza inedita: con un messaggio anonimo, un operaio che nel 2005 prese parte ai lavori di restauro della basilica di Sant’Apollinare, ha raccontato del ritrovamento di due scheletri. “L’escavatorista ha intaccato una porzione di terreno portando alla luce delle ossa – ricorda – gli scheletri si trovavano all’interno di due porzioni di un muretto, interrati. Un operaio andò a toccare quelle ossa, appariva chiaro che fossero gli scheletri di due persone. Uno di loro disse che secondo lui si trattava di due donne”.
Tale documento è stato acquisito dalla Mobile, mentre si cerca di stabilire l’esistenza di eventuali “ambienti nascosti” sotto i pavimenti della chiesa di Sant’Apollinare, possibili nicchie celate dietro delle pareti. Nel frattempo, il team “Labanof” (Laboratorio di antropologia e odontologia forense) ha già catalogato 50 delle 200 cassette di ossa ritrovate nei sotterranei della chiesa lunedì scorso, in seguito all’apertura della tomba di Enrico “Renatino” De Pedis, boss della banda della Magliana, coinvolto in questa inchiesta proprio in virtù di una telefonata anonima fatta a “Chi l’ha visto” nel 2005. Un uomo, infatti, suggerì di andare a vedere chi fosse sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare per trovare la soluzione al caso di Emanuela Orlandi.
Per gli inquirenti a chiamare sarebbe stato Carlo Alberto De Tomasi, figlio di Giuseppe De Tomasi detto “Sergione”, criminale romano vicino a Renatino, che, secondo la Procura, chiamò a casa della famiglia della ragazza sei giorni dopo la sua scomparsa, dicendo di chiamarsi Mario. Proprio Giuseppe De Tomasi, mercoledì sera, ha interrotto la trasmissione con una telefonata furiosa, lanciando minacce “vengo con i carri armati”, accusando di “speculazione indegna” e difendendosi “ho chiesto di fare le prove foniche ma non me le hanno mai fatte fare”. In questi giorni, inoltre, sono comparsi a Roma alcuni volantini anonimi “in memoria e con immenso rispetto” di Enrico De Pedis, “unico vero boss romano”.
VIDEO| LA MINACCIA DI DE TOMASI A “CHI L’HA VISTO?”
Martina Bezzini