ROMA, 16 Maggio – Lunedì, per l’inchiesta su Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso pontificio scomparsa il 22 giugno 1983, quando aveva 15 anni, è stata aperta la tomba di Enrico “Renatino” De Pedis, nella Basilica di Sant’Apollinare a Roma. Già dai primi esami dattiloscopici è stato possibile confermare che il corpo fosse proprio quello del boss della banda della Magliana, ucciso nel febbraio 1990 a Campo de Fiori. Tuttavia, nei sotterranei della basilica, vicino alla cripta di De Pedis, sono state ritrovate duecento cassette e un sacco di juta pieni di ossa, lì conservati in seguito a un restauro effettuato nel 2005. Dovrebbe trattarsi di reperti risalenti all’era pre-napoleonica, ma la polizia scientifica è stata chiamata a esaminare tutto l’ossario per verificare se possano esservi anche i resti di Emanuela Orlandi.
I risultati definitivi delle analisi saranno disponibili tra la fine di giugno e l’inizio di luglio. Gli esperti dovranno prima separare le ossa antiche da quelli più recenti, per poi selezionare tra quest’ultime quelle di sesso femminile e, se possibile, quelle compatibili con la struttura di una quindicenne. In seguito, verrà prelevato il dna per la comparazione con il codice genetico della vittima. A prescindere dall’esito di tali esami, gli accertamenti dovrebbero concludersi entro l’inizio dell’autunno. L’ispezione della tomba di De Pedis e le analisi dell’ossario costituiscono quindi due degli ultimi atti dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
A coinvolgere nelle indagini il boss della banda della Magliana fu una telefonata anonima fatta nel 2005 al programma “Chi l’ha visto”, durante la quale un uomo sostenne: “per trovare la soluzione al caso di Emanuela Orlandi andate a vedere chi è sepolto nella cripta della basilica di Sant’Apollinare, e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all’epoca”. Gli fecero seguito alcune dichiarazioni di Sabrina Minardi, amante di Renatino in quel periodo e, ora, una degli indagati.
Martina Bezzini