ROMA, 14 Maggio – Alcuni fonti qualificate affermano che il corpo trovato nella bara tumulata nella basilica di Sant’Apollinare corrisponde a De Pedis, ex boss della Banda della Magliana. Vicino alla tomba è stata trovata anche una cassetta con altri resti che potrebbero non appartenere al boss. L’esame sull’ossario che si trova nella cripta di S.Apollinare è in corso e riguarda i resti sistemati in oltre un centinaio di cassette. Nulla, a quanto si apprende, è stato prelevato per essere esaminato in laboratorio: a un occhio esperto basta l’esame macroscopico per stabilire se si tratti di ossa antiche, che hanno 200-300 anni o piuttosto resti recenti, che al momento non sarebbero stati rinvenuti. Non è ancora certo se l’esame potrà terminare oggi stesso.
Per quanto riguarda la cassetta sopra descritta, questa contiene resti ossei e sarebbe stata trovata vicino alla bara di Enrico De Pedis e non al suo interno, come si era appreso in un primo momento. Le ossa saranno sottoposte ad analisi, al pari di quelle contenute in altre cassette rinvenute nello stesso ambiente, ma più lontano. L’ avvocato Lorenzo Radogna, legale di Carla Di Giovanni, vedova di Enrico De Pedis, afferma che la cassetta rinvenuta con i resti di ossa non appartiene alla bara dell’ex boss e che non è stata trovata all’interno della sua bara e di conseguenza non fa parte dell’ambiente che ospitava la tomba. Un punto, quest’ultimo, su cui insiste anche l’altro avvocato della Di Giovanni, Maurilio Prioreschi, interpellato dai cronisti al termine dell’ispezione nella chiesa. «Nella bara non sono state trovate cassette con ossa», ha dichiarato Prioreschi.
Nella cripta – spiega inoltre Prioreschi – è stata buttata giù una parete con un martello pneumatico, e qui sono state trovate molte scansie e scatole con delle ossa. Ho sentito dagli investigatori che sarebbero stati fatti oltre 200 prelievi», di materiale osseo. L’avvocato ha, quindi, ricostruito quanto avvenuto nel corso della giornata. Per quanto riguarda la procedura di apertura della bara, prima è stata rimossa la lapide in marmo e poi è stato aperto il sarcofago. L’attività è stata molto complicata anche in base alle dimensioni della struttura che è lunga 190 centimetri. Poi è stata aperta la tomba e si è proceduto con l’identificazione. È stata trovata una nicchia, è stata buttata giù una parete con un martello pneumatico, e qui sono state trovate molte scansie e scatole con delle ossa.
La Procura di Roma afferma che si analizzerà anche il materiale contenuto nell’ossario. L’apertura della tomba di Enrico De Pedis si inscrive in “un’attività investigativa finalizzata «alla ricerca dei resti di Emanuela Orlandi”. Lo afferma il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, in una nota relativa all’attivà in corso oggi presso la basilica di Sant’Apollinare. In quest’attività investigativa rientrerà anche “un’analisi del materiale contenuto nell’ossario presente nella cripta della Basilica”.
La conferma che l’uomo è Enrico De Pedis è stata data dall’esame delle impronte. Gli esami dattiloscopici hanno confermato che il cadavere nella tomba tumulata nella basilica di Sant’Apollinare è di Enrico De Pedis. Le impronte infatti hanno permesso l’identificazione del cadavere consentita anche grazie al buono stato di conservazione del corpo.
Sabrina Bachini