ROMA, 28 Marzo – Il caso di Emanuela Orlandi, la ragazza misteriosamente scomparsa il 22 giugno 1983 a Città del Vaticano, continua a far discutere a distanza di quasi trent’anni. Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, ha raccontato un episodio destinato a generare ulteriori interrogativi su una vicenda che di lati oscuri ne presenta fin troppi. L’episodio è avvenuto una ventina di giorni fa, ma Pietro ne parla soltanto adesso, dopo essersi recato dal pm Simona Maisto per riferire quanto accaduto. “Stavo distribuendo la petizione che ho lanciato qualche mese fa, con un appello al Papa e alle autorità per chiedere verità e giustizia su Emanuela. – spiega Orlandi – Un uomo sui 50 anni, brizzolato, alto circa un metro e 70, mi ha avvicinato chiedendomi di che si trattasse e ha preso il testo. «Conosco questa storia da quasi 29 anni», ha affermato con aria evasiva, come a dire che per questa strada non si va lontani. Io ho avuto la sensazione che sapesse benissimo della petizione. Poi ha fatto una dichiarazione che mi ha scioccato: «La persona che fece salire in macchina Emanuela la conosci bene».” Pietro Orlandi sottolinea che non aveva mai visto quell’uomo prima di allora. Nel tentativo di sapere di più al riguardo, il fratello di Emanuela ha cercato di fare alcune domande all’individuo che lo aveva avvicinato, ma l’unica risposta ricevuta è stata: “Chiedi a Sabrina Minardi, che su quella macchina c’era.” Sabrina Minardi era la donna del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis. Nel 2008 fece alcune dichiarazioni, per altro molto controverse, sul caso Orlandi, sostenendo che Emanuela fosse stata rapita e poi uccisa.
Ma non finisce qui. Il nome di Enrico De Pedis, soprannominato “Renatino”, è saltato fuori anche in relazione ad un altro episodio. Il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, nel corso di un’audizione in Commissione Antimafia, ha spiegato che nessun ufficio dell’amministrazione dell’Interno venne interessato per rilasciare la documentazione necessaria per consentire la sepoltura del boss all’interno della basilica di Sant’Apollinare. Per fare questo era infatti necessario, all’epoca, “un decreto del ministro della Sanità, di concerto con il ministro dell’Interno, previo parere del Consiglio di Stato”. Ma, continua il ministro, “le ricerche fatte hanno consentito di accertare che nessun ufficio di questa amministrazione venne interessato”. Secondo il titolare del Viminale, ciò “sembra riconducibile alla circostanza che il luogo di ultima tumulazione, la basilica di Sant’Apollinare, gode del regime di extraterritorialità, essendo ubicata nello Stato del Vaticano.” Oggi, durante il question time della Camera si discuterà del caso Orlandi, grazie all’interrogazione presentata dall’ex sindaco di Roma Walter Veltroni al ministro dell’Interno. In particolare, si chiede di sapere “se esiste il decreto del ministero degli Interni che autorizza la sepoltura del boss della Banda della Magliana, Renato De Pedis, nella basilica romana di sant’Apollinare, quando è stato firmato e da chi”. Si domanda, inoltre “se la presenza dell’agente in borghese durante l’iniziativa di sabato 21 gennaio 2012 davanti alla basilica di Sant’Apollinare, convocata dal fratello della ragazza, Pietro, per sollecitare l’ispezione della tomba di De Pedis, sia stata verificata dalle autorità italiane e se, in questo caso, non si ritenga improprio e pregiudizievole l’atteggiamento degli agenti dello Stato Vaticano che avrebbero proceduto a identificare cittadini che manifestavano nel territorio italiano”.
Francesca Garreffa