ROMA, 28 Marzo – Sono oltre 300 i lavoratori dell’Alcoa di Portovesme in vesti da manifestanti che hanno assalito il Ministero dello sviluppo economico, in attesa del responso sulla chiusura o meno dello stabilimento in cui lavorano, quello dell’Alcoa, che dà lavoro a 900 persone e che produce il 12% circa del fabbisogno nazionale d’alluminio. Gli scontri sono iniziati ben presto, a suon di trombette, fischietti, petardi tra manifestanti in difesa del loro posto di lavoro e forze armate, che presidiano l’ingresso di via Molise, sede del Ministero dello Sviluppo economico.
Il corteo marcia ferrato, e l’attesa e la paura del risultato riguardante la vertenza del loro stabilimento tra rappresentanza del governo, azienda e sindacati, cresce minuto dopo minuto tanto da indurre alcuni operai, tra cui più di 400 provenienti dalla Sardegna, a gesti come quello di bruciare numerose tessere elettorali e persino la bandiera italiana, provocando ire e insulti di altri manifestanti. Slogan e bandiere dei sindacati sventolano in Via Molise, accompagnati dal suono del tamburo e dei caschi da lavoro ripetutamente battuti sull’asfalto. Le bandiere di Fiom, Cisl, Cgil, Uil e Cub levate verso l’alto, come gesto di giusta rivalsa in una zona presidiata da camionette dei carabinieri e della polizia.
Ad imporre la loro presenza, oltre i numerosi lavoratori, ai sindaci di ben venti comuni e i rappresentati sindacali, a sostenere la manifestazione anche i presidenti della Regione Sardegna Ugo Cappellacci e Claudio Lombardi, presidente del consiglio regionale della Sardegna, che già in precedenza erano stati ricevuti dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, chiedendo al governo di intervenire e trovare una soluzione che non lasci più di 1000 lavoratori senza pane e acqua.
Valeria Racano