Omicidio Reggiani: parla la supertestimone Emilia

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ROMA, 23 Marzo – Il processo a Roman Niculae Mailat, già condannato all’ergastolo per aver ucciso, nel 2007, alla stazione di Tor di Quinto Emanuela Reggiani, sembra non avere fine. Mailat infatti, durante lo stesso processo, aveva accusato dell’omicidio della Reggiani, Vasil Neamtu, figlio di Emilia, la supertestimone del processo. Lo stesso Vasil si è suicidato lo scorso 15 dicembre.

Le dichiarazioni di Emilia sono però molto chiare: «Mailat voleva uccidermi. Dopo che gli urlai contro, avendolo visto con la signora sulla spalla, la buttò in terra e mi si avvicinò, voleva uccidermi. Poi però ha visto che stava arrivando l’autobus 32 pieno di operai e si è allontanato nell’altra direzione».

Emilia ha ricordato, testimoniando in videoconferenza dalla Romania, di aver visto Mailat portare il corpo di una donna «che aveva il busto nudo e con indosso la scarpa sinistra. Gli urlai contro: “Romika che hai fatto, l’hai uccisa?” Io mi trovavo sopra un ponticello, lui sotto. Lasciò cadere il corpo della donna a terra e provò ad avvicinarsi a me per uccidermi”.

La testimonianza della donna non ha convinto però il legale di Mailat, l’avvocato Piero Piccinini, che ha riscontrato alcune incongruenze nel racconto della donna in relazione anche al racconto che fecero agli investigatori altri due romeni Nicolae Clopotar e Dorin Obedea, i quali riferirono della presenza complessiva di cinque persone al momento dell’aggressione della Reggiani. Due testimoni di cui da qualche tempo si sono perse le tracce.

Luca Martano

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