TOLOSA, 23 Marzo – Il 23enne di origine algerina Mohammed Merah, è morto a dopo l’assalto delle teste di cuoio avvenuto nel quartiere residenziale di Cote Pauvée, a conclusione di un assedio durante ben 30 ore. Merah era sospettato di essere l’autore della strage di Tolosa, vantandosi di aver messo la Francia in ginocchio a colpi d’arma da fuoco.
All’interno dell’appartamento di Cote Pauvée, Mohammed Merah era rinchiuso in bagno aspettando gli agenti per dare il via ad una sparatoria infinita. Tre minuti di proiettili vaganti (almeno 300), hanno raso al suolo l’appartamento francese: gli agenti feriti ammontano a tre ed uno di questi è ridotto in grave condizioni.
Il presidente Nicolas Sarkozy, aveva richiesto la cattura del terrorista vivo. Richiesta difficile da portare avanti dato il sospetto che il giovane algerino potesse uccidersi prima ancora dell’arrivo degli agenti all’interno dell’appartamento. L’obiettivo del ministro dell’interno Claude Gueant, era quello di mettere in pensione al killer sino ad estenuarlo e a sperare in una resa dei conti più pacifica: “Consegnarlo alla giustizia” era la priorità assoluta stabilita dal presidente e dal ministro. La morte di Mohammed Merah è avvenuta dodici ore dopo, comunicazione avvenuta proprio dal ministro Gueant.
Fanatico quanto pericoloso Merah: ci teneva a precisare quanto la sua azione terroristica fosse stata svolta solo da lui stesso. Ai numerosi tentativi di entrare nell’appartamento, il giovane killer ha sempre risposto con il fuoco: “Voglio morire con le armi in pugno” affermava. D’altronde quale altra affermazione ci si può aspettare da un soggetto che prima di morire rimpiangeva di non aver ucciso abbastanza. La sua prossima mossa avrebbe previsto l’assassinio di un militare e di due agenti. Le convinzioni del giovane killer, erano quelle di attuare una vera e propria “campagna terroristica”, riferiva ad una giornalista France 24, precisando il suo legame con Al Qaeda e quanto fosse contrario alla partecipazione francese riguardo le operazioni della Nato in Afghanistan. L’ultima dichiarazione prima di essere ucciso.
Valeria Racano