ROMA, 14 Marzo – E’ stata costretta ad abortire e a tornare sulla strada. Una giovane donna romena poco più che maggiorenne, attirata in Italia con la promessa di un lavoro stabile e sicuro, ma una volta arrivata nel Bel Paese, privata dei documenti, intimidita con minacce di morte e costretta a prostituirsi. Come in un film, la donna, innamorata di un connazionale, rimane incinta. Malmenata e costretta ad assumere pillole che hanno creato gravi malformazioni al feto, la donna è stata costretta ad abortire e a tornare sulla strada.
Gli aguzzini, due romeni e da un italiano, gestivano una vera e propria organizzazione criminale dedita al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione. Vittime una decina di ragazze che venivano assegnate a una determinata posizione sulla Tiburtina, nell’area a cavallo tra i Comuni di Roma e Guidonia Montecelio. Le ragazze venivano accompagnate e controllate durante la loro attività, e oltre ai guadagni per l’attività di prostituzione, dovevano ai loro aguzzini 200 euro a serata, altrimenti scattava il pestaggio.
L’incubo è finito alle prime luci dell’alba quando un blitz dei Carabinieri di Tivoli, diretti e coordinati dal capitano Emanuela Rocca, ha sgominato la banda e liberato le giovani vittime. Tre uomini sono stati arrestati, e altri due, dediti a procacciare i clienti, sono stati denunciati. Gli arresti eseguiti su ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Tivoli, sono il risultato dell’attività investigativa dell’Arma, condotta in stretta sinergia con il sostituto procuratore Giuseppe Mimmo. Gli aguzzini finiti in manette, si trovano a Rebibbia a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Marzia Fanciulli