ROMA, 25 Febbraio – Si torna a parlare della triste vicenda di Emanuela Orlandi, la figlia del messo pontificio scomparsa misteriosamente a Città del Vaticano nel 1983. Un caso che, a distanza di quasi trent’anni, presenta ancora molti nodi irrisolti. Dopo la pubblicazione, avvenuta l’anno scorso, del libro “Mia sorella Emanuela”, firmato da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e dal giornalista del Corriere della Sera, Fabrizio Peronaci, emergono nuovi interrogativi destinati a generare ulteriori indagini sul rapimento della allora quindicenne cittadina vaticana.
A tornare sulla vicenda è il portavoce di Papa Benedetto XVI, padre Federico Lombardi che, in un appunto che doveva rimanere riservato, avanza alcune perplessità su alcuni “aspetti di comportamento umano e cristiano probabilmente criticabili o imprudenti”. La nota, probabilmente destinata al Pontefice, è stata divulgata mercoledì scorso, durante la trasmissione televisiva Chi l’ha visto?. “Restano dei punti su cui non è facile dare oggi risposta definitiva e documentabile” si legge ancora nell’appunto “riservato” di padre Lombardi, datato 9/1/2012. Questi punti, secondo il portavoce di Papa Ratzinger, possono essere sintetizzati in quattro circostanze: il mancato avvertimento della famiglia Orlandi da parte del Vaticano sull’allarme sequestro lanciato dagli 007 francesi poco prima della scomparsa della ragazza, la non collaborazione con le autorità italiane, resa evidente dal no opposto alle tre rogatorie, gli aiuti economici della Santa Sede a Solidarnosc, che potrebbero aver messo l’allora Pontefice Giovanni Paolo II nella condizione di essere ricattato e, infine, la presenza “inspiegabile” di spie e informatori Oltretevere.
Sugli interrogativi posti da padre Lombardi si sofferma anche il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi che, in un intervista al Corriere della Sera commenta così il recente segnale di apertura del Vaticano sul caso: “Dopo quasi 29 anni, nel muro di silenzio alzato sul sequestro di mia sorella si sta aprendo qualche crepa. Finalmente qualcuno nella Santa Sede vuole capire cosa è accaduto. Ma ho anche un’altra sensazione: che dietro le fughe di notizie ci sia un grande ricattatore in azione, in una sorta di guerra di nervi in atto tra le alte gerarchie.” Pietro Orlandi si pronuncia anche su un’altra importante questione sollevata dal portavoce vaticano, vale a dire la sepoltura del boss Enrico De Pedis a Sant’Apollinare: “E un passaggio sorprendente. Padre Lombardi dice: ‘poiché mi pare che il cardinal vicario abbia dichiarato la disponibilità a lasciar aprire la tomba, non capisco perché questo non sia ancora avvenuto’.” Proprio quest’ultimo aspetto potrebbe contribuire a fare maggior luce sulla vicenda. Il capo della Banda della Magliana, De Pedis, sarebbe stato infatti direttamente coinvolto nel caso Orlandi (e si vocifera che nella cripta della basilica Sant’Apollinare sia sepolta la stessa Emanuela). “Ne deduco – conclude Pietro Orlandi – che in Vaticano sono favorevoli, ma sperano che sia la magistratura a liberarli da questo peso.”
VIDEO| LA RICOSTRUZIONE DI CHI L’HA VISTO?
Francesca Garreffa