ROMA, 20 Febbraio – Comunicare l’Europa in modo semplice, efficace e diretto. Promuovere la conoscenza della realtà concreta delle istituzioni europee, del modo in cui esse operano e del ruolo che giocano nella vita quotidiana di ognuno di noi. E’ questa la premessa fondamentale per ridurre le distanze esistenti tra i cittadini e l’Unione europea. Perché, se l’attualità politica relativa all’Europa, complice la profonda crisi che stiamo attraversando, ha recentemente acquistato una visibilità prima sconosciuta sulle pagine dei quotidiani, è anche vero che quando si parla di Europa, spesso la percezione comune è quella di un’entità astratta e lontana, distante dai problemi reali dei cittadini. Da questa consapevolezza e dalla volontà di combattere la mancanza di interesse nei confronti delle questioni europee, nasce la sfida lanciata dai promotori del 1° Bando MICE 2012, dal titolo “Migliorare l’informazione e la comunicazione europea”. L’iniziativa, promossa dall’Associazione TIA Formazione internazionale in collaborazione con il Centro studi, documentazione e formazione sull’unione europea (CESUE) ha visto la partecipazione di 50 giovani, laureati e laureandi, provenienti da tutti gli atenei del Lazio. L’evento, che ha ricevuto l’adesione del Presidente della Repubblica e il Patrocinio del Ministero per gli Affari Europei, si è svolto nelle giornate del 16 e 17 febbraio a Roma presso Spazio Europa, sede dell’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo e della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
L’opportunità per i 50 vincitori del Bando MICE 2012 è stata quella di confrontarsi direttamente con il tema dell’informazione e della comunicazione istituzionale europea, evidenziandone gli aspetti critici o carenti e formulando in prima persona proposte e suggerimenti volti a migliorarne l’efficacia. Alla prima giornata di formazione e approfondimento, che ha visto il coinvolgimento di professori e rappresentanti delle istituzioni comunitarie, ha fatto seguito, nella seconda giornata, un momento di dialogo e confronto con alcuni parlamentari italiani ed europei e con i giornalisti presenti all’evento. Nel dibattito sono, infatti, intervenuti i senatori Barbara Contini e Roberto Di Giovan Paolo, gli onorevoli Sandro Gozi e Nicola Formichella, gli europarlamentari Silvia Costa, Roberto Gualtieri, Niccolò Rinaldi, e Marco Scurria. All’iniziativa hanno preso parte anche il direttore di EurActiv.it Giampiero Gramaglia e il responsabile dell’area internazionale dell’Ansa Stefano Polli.
“Il parlamentare italiano si occupa poco o per nulla delle questioni europee e internazionali, perché la politica è incentrata principalmente sulle questioni italiane e sugli interessi del territorio”. Ad evidenziare questo limite della politica italiana nei confronti delle tematiche relative all’Unione europea è la senatrice di Futuro e Libertà Barbara Contini, che nel suo intervento sottolinea la necessità di fare di questo importante aspetto “una questione politica” da portare all’interesse di tutti, perché “parlare di questioni europee in questo momento rappresenta una grande opportunità”. Anche l’europarlamentare Silvia Costa nel corso del suo intervento spiega: “Tranne rarissimi esempi, l’Europa non è rappresentata nei nostri media. Su questo tema serve una consapevolezza maggiore, perché la politica europea non è politica estera, ma è ormai assolutamente parte della politica nazionale.” Sul tema della comunicazione europea interviene anche l’onorevole Marco Scurria, coordinatore del Partito Popolare Europeo per la Commissione Cultura e Istruzione. Secondo Scurria, gli strumenti per comunicare ciò che avviene in Europa ci sono già, “ma non bastano, perché manca l’interesse centrale e vero dei cittadini” nei confronti delle questioni europee. “L’assenza di consapevolezza dell’Europa” sottolinea a sua volta l’onorevole del Partito Democratico Sandro Gozi “è dovuta da una parte alla difficoltà di comprenderne le dinamiche, e dall’altra all’uso strumentale che si fa dell’Europa. È sbagliato” – prosegue Gozi – “credere che l’Europa sia delegata alle istituzioni europee, perché ha un fortissimo bisogno della dimensione della politica nazionale. Si tratta perciò di squarciare il velo dei media sull’importanza della discussione delle politiche europee nel particolare momento di confronto tra governo e parlamento, prima ancora che l’Europa decida”. Su quest’ultimo aspetto sono i giornalisti i primi ad essere chiamati in causa. Non a caso, tra le criticità evidenziate dai giovani, spicca la mancanza di competenza dei giornalisti italiani riguardo alle questioni europee. A chiarire meglio il concetto, interviene il direttore di Euractiv.it, Giampiero Gramaglia: “Chi è il colpevole delle carenze dell’informazione europea? La risposta che arriva da politici ed esperti è chiara: la colpa è dei media, dei giornalisti e qualche volta degli editori. Esiste un problema di deficit di informazione perché in effetti arriva relativamente poca informazione europea sui media italiani, a meno che non sia informazione di crisi”. Secondo Gramaglia, alla base del problema ci sono però diversi fattori: “l’oggettiva complicazione delle procedure europee” che rende difficile descrivere ciò che sta succedendo, anche nella situazione attuale, in cui tutti riflettori sono puntati su ciò che si decide a Bruxelles; il necessario accordo con la Rai per diffondere le notizie relative all’attualità europea, perché “l’informazione europea non ha la forza di passare da sola”; l’“assenza di competenza dei giornalisti riguardo alle questioni europee” che nasconde però un problema più grave, ossia “la dipendenza psicologica del giornalista dal clima politico del momento”. Tutto questo rende necessario che “la cultura europea sia insegnata ai futuri giornalisti”, cosa che invece non avviene nelle scuole di giornalismo in Italia.
Se si vuole tentare di tracciare una sintesi dei “punti deboli” della comunicazione europea emersi dall’analisi dei gruppi di lavoro e discussi con i rappresentanti delle istituzioni e i giornalisti presenti alla seconda giornata dei lavori, le principali criticità individuate sono le seguenti: assenza di una cultura di fondo realmente europea, distanza psicologica tra cittadini e istituzioni comunitarie, movimenti e associazioni europee poco efficaci nello svolgere il ruolo di mediatori tra società civile e istituzioni, informazione sulle questioni europee inadeguata per la mancanza di competenza di molti giornalisti italiani. A questi punti di debolezza i giovani, veri protagonisti della due giorni presso Spazio Europa, hanno cercato di far fronte elaborando una serie di proposte costruttive. Tra i suggerimenti più interessanti, l’istituzione di un referente qualificato sulle questioni comunitarie nell’ambito degli Enti locali, un maggiore incentivo alla mobilità negli Stati membri dell’Unione europea, che riguardi non soltanto gli studenti, ma anche i lavoratori e le fasce sociali deboli, la creazione di corsi di specializzazione per i giornalisti italiani su temi e istituzioni europee, l’aumento dello spazio televisivo a disposizione per programmi di approfondimento sulle questioni europee e infine un maggiore utilizzo dei social media per informare i cittadini sulle politiche dell’Unione. Per migliorare la percezione dell’Europa nell’opinione pubblica, servono infatti strategie comunicative semplici ed efficaci, che combinino l’utilizzo dei media tradizionali con quello dei cosiddetti nuovi media che hanno ormai raggiunto una grandissima diffusione, soprattutto tra i più giovani.
Ma non basta. Alla base di tutto questo c’è un importante aspetto che non dovrebbe essere tralasciato. Non c’è informazione né comunicazione che tenga senza un’adeguata formazione, che deve cominciare dai banchi di scuola per arrivare fino ai corsi di specializzazione rivolti agli adulti. Per questo, tra le proposte avanzate, c’è l’inserimento nei programmi scolastici di un’educazione civica dal taglio europeo, oltre all’introduzione di specifici corsi di formazione per gli insegnanti sulle questioni europee. Perché proprio da questa maggiore consapevolezza nasce il valore aggiunto fondamentale per rafforzare il legame tra il cittadino e l’Europa. E per fare in modo che un giorno, forse, potremo davvero pensare a noi stessi come cittadini europei nel vero senso della parola.
Francesca Garreffa