Certificato antimafia per le aziende: Grasso e Severino pensano di abolirlo

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ROMA, 18 Febbraio – Quando mesi fa Renato Brunetta lanciò la proposta di rivedere la disciplina della certificazione antimafia, si scatenò l’inferno. E gli stessi alleati di governo, Roberto Maroni, bocciarono l’idea senza appello. Ora, però, a parlare della necessità di venire incontro alle imprese, strette tra crisi economica, lungaggini burocratiche e ricatti della criminalità’ organizzata è un tecnico: il capo della Dna Piero Grasso. Il superprocuratore sceglie il palco di un convegno sul codice antimafia, organizzato dall’Università di Palermo, per riproporre l’argomento.

”Andiamo oltre il tabù’ del certificato antimafia – dice provocatorio Grasso ai magistrati presenti, ma soprattutto al ministro della Giustizia Paola Severino, a Palermo per partecipare all’incontro. Anche questa volta lo scopo è semplificare la vita alle aziende e ridurre i tempi di accesso al mercato: ”L’iter per procurarsi la documentazione è lungo – spiega il procuratore – e allora perché” non superare l’idea?”. Il procuratore propone, al posto della certificazione antimafia, spesso causa di lungaggini burocratiche dannose per le imprese, la creazione di una sorta di ”white list” delle imprese che abbiano determinate caratteristiche per stare sul mercato legale. ”Forse – dice Grasso – così si può superare tempi e accelerare l’attività d’impresa”. Della ‘white list’, per Grasso, potrebbe far parte l’impresa che ad esempio aderisce alla regola della tracciabilità delle spese, alla trasparenza dell’assetto societario, che non inquini nello smaltimento dei rifiuti, che garantisca di non avere subito estorsioni e che non pagherà il pizzo.

”Ha ragione il procuratore Grasso: il certificato antimafia non deve essere un tabù. Si può discutere della sua abolizione e della creazione di un’etica di impresa che selezioni quelle ditte che rispettino certi valori”. L’ha detto, a Palermo, a margine di un convegno, il ministro della Giustizia, Paola Severino. ”Per una curiosa coincidenza – ha aggiunto – l’intervento di Grasso era dello stesso tenore che io ho fatto questa mattina ad un altro convegno e che ipotizzava un rating delle imprese virtuose”. ”C’è anche un progetto politico in tal senso – ha concluso – che io sosterrei: d’altro canto, tutto quello che crea una cultura d’impresa etica va benissimo”.

”Non ci sono tabù e si può discutere di tutto in modo laico, però la totale abolizione del certificato antimafia è una misura troppo radicale”. Così il procuratore di Palermo Francesco Messineo ha commentato la proposta del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso di sostituire con una white-list delle imprese ”virtuose” la certificazione antimafia. ”E’ vero – ha aggiunto Messineo – che il certificato antimafia non ha dato risultati decisivi perché’ può essere eluso attraverso le intestazioni a prestanome, ma anche i divieti di parcheggio sono disattesi e ciò non comporta necessariamente che debbano essere aboliti”. Messineo si è detto d’accordo sulla creazione di una lista d’imprese virtuose: ”Sarebbe, questa sì, una misura utile”.

Valentina Ferrari

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