ROMA, 3 Febbraio – Quando fu aperto il cantiere, nel lontano 1990, si disse che i lavori sarebbero terminati nel 2000. Nell’anno Santo 2000, mentre Giovanni Paolo secondo benediceva Urbi et Orbi, della metro C non si sapeva ancora nulla. Prolungamento dei lavori fino al 2006, poi 2009, e infine ai giorni nostri, quando il 31 dicembre si dovrà inaugurare il primo tratto. Ma arrivati fin qua, qualcuno inizia a sospettare qualcosa.
Non solo i comuni e mortali cittadini, ma anche nelle Istituzioni, dopo un lacerante silenzio, si accorgono che a Roma, per la metro C, ci sono dei problemi. La Corte dei Conti ha spiazzato carta stampata e tv con l’ultimo esposto, che indaga sul ritardo dei lavori. Rutelli, Veltroni, Alemanno. Svariate centinaia di ingegneri, migliaia di tecnici, Balducci Angelo, Caltagirone, Astaldi e Ansaldo, due SPA , che ad oggi, si contendono dinnanzi ad un arbitrato la gestione della Metro. E chi ha pagato fin’ora? In primis i cittadini, poi qualche sponsor.
Ma qualcosa si è mosso: il costo iniziale era di 1,9 miliardi di euro. Ora siamo arrivati a 3,3 miliardi di euro. La Corte dei Conti non ci sta. Una relazione di 182 pagine. Si inizia discriminando lo stesso progetto, che sin dall’alba dei tempi, presentava delle incognite per il passaggio della subway. In particolar modo il tratto San Pietro-Piazza Venezia, ricco di scavi, che prevedibilmente c’erano già nel 1990. Lo scritto, redatto dai magistrati Antonio Mezzera e Antonio Bucarelli, sottolinea i ritardi, le troppe spese, i troppi cambi di gestione dei lavori, con appalti e sub-appalti che fanno acqua da tutte le parti.
Inoltre, come se non bastasse, c’è una causa civile in corso che potrebbe far schizzare il costo dell’operazione. Metro C da un lato (tra gli azionisti qualcuno della famosa ‘Cricca’) dall’altro Roma Metropolitane, la società che gestisce la linea A e B. Il collegio aribitrale, costituitosi nel 2008, comprende il consigliere di Stato Cossu, l’avvocato Stefano Vinti, e il professore Romano Vaccarella, civilista della Sapienza, già legale di Previti e Silvio Berlusconi. La mancanza di collaborazione tra le due società e la disorganizzazione degli appalti sono i nodi che l’arbitrato dovrà sciogliere, entro marzo 2012.
Ventidue anni dopo, miliardi di euro dopo, ancora non si conosce chi porterà a termine i lavori. Una storia degna della migliore tradizione italiana, fatta di cose dette e non fatte. Ricordiamo che per realizzare la nuova linea metro di Madrid, Capitale spagnola, sono bastati 36 mesi. Roma non è Madrid, non sarà piena di scavi, ma i conti non stanno tornando.
Giancarlo Lettera