ROMA, 29 Gennaio – Altro che morte naturale. Quello di Stefano Cucchi è stato un decesso determinato dai colpi che ricevette in pieno volto e alla schiena e dalla successiva negligenza dei medici che lo ebbero in cura. I periti della famiglia del ragazzo contestano – senza mezze misure – le conclusioni della Procura: Cucchi non morì per una tragica fatalità ma “per una serie incontestabile di eventi”.
Soddisfatta Ilaria Cucchi, 38 anni, sorella della vittima: “Finalmente arriva una spiegazione scientifica e ascoltiamo la verità”. I consulenti del pubblico ministero, tutti docenti dell’Istituto di Medicina Legale della “Sapienza”, nelle ultime udienze hanno ribadito il concetto: le lesioni sul corpo di Cucchi non erano assolutamente fatali e il detenuto morì per la negligenza dei sanitari che trascurarono le condizioni di un paziente debilitato da anni di tossicodipendenza.
Fabio Anselmo, il legale della famiglia, ha chiesto che “a questo punto l’imputazione contro gli agenti sia trasformata in omicidio” E aggiunge: “Medici diversi constatarono le ecchimosi sul volto e alla schiena. Una radiografia ha certificato una frattura a una vertebra lombare e l’autopsia ha confermato tutto questo. Sono elementi incontestabili da cui nasce una convinzione: le lesioni subite da Cucchi sono intimamente legate al decesso.” Il pestaggio ricostruito dall’accusa sarebbe quindi l’innesco della tragedia. La prossima udienza è prevista per il 9 febbraio. E di certo quella di ieri lascia ben sperare alla famiglia Cucchi.
Costanza Ferruzzi