ROMA, 14 Marzo – Chi non ha avuto modo durante gli anni di scuola di studiare Dante Alighieri e la sua opera mastodontica, la “Divina Commedia”? Certamente tanti, chi prima chi dopo, ma sembra proprio che sia alquanto vicino il momento di dire addio a Dante, per lo meno sui banchi scolastici. Ma per quale arcano motivo? Secondo l’organizzazione di ricercatori Gherush92 – consulenti speciali per il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite – l’autore fiorentino era antisemita, ragion per cui le sue opere devono essere vietate nei programmi di studio.
I ricercatori sostengono che la famosa opera raccolga contenuti discriminatori ed offensivi. Nello specifico i canti presi di mira sono il XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV. Di questi, il primo è certamente fondamentale per lo studio e riguarda i giudei e Giuda. In generale il termine giudeo si usa per indicare in maniera poco elegante una persona avida di denaro, traditrice, e viene spesso utilizzato per indicare il popolo ebraico. Nel canto XXIII, invece, Dante punisce il Sinedrio che secondo i cristiani complottò contro Gesù attraverso la crocifissione dei colpevoli, mentre nel canto XXVIII inveisce contro Maometto ritenuto eretico, fino ad arrivare al canto XIV dove vengono condannati gli omosessuali.
“Studiando la Divina Commedia i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita”, ha così commentato l’organizzazione.
L’opera di Dante potrà certo contenere argomentazioni poco lusinghiere o irrispettose, ma bisogna sempre tener conto che si tratta di un’opera del 1300 dove molte situazioni, che oggi sono viste sotto altri aspetti, in passato erano sottoposte alla pubblica gogna senza mezzi termini…senza contare il fatto che fa sorridere additare antisemita un letterato di “qualche” secolo fa.
Sabrina Spagnoli