NAPOLI, 10 Ottobre – Un ragazzo napoletano, Antonio Menna, ha scritto una simpatica storia basata sul fatto che il fondatore dell’Apple, Steve Jobs, fosse nato a Napoli e non negli Stati Uniti. Come sarebbe stata la sua vita? Una storia ironica che sta spopolando sul web: link e tag praticamente ovunque.
La storia vera vede Steve Jobs, cresciuto in California, e il suo amico Steve Wozniak fondare la Apple Computer il primo Aprile 1976. Per finanziarsi Jobs vende il suo furgone mentre il suo amico si priva della sua calcolatrice. Trovano un garage e lo trasformano nella sede della società, lavorano al primo computer, Apple I, e ne vendono qualcuno ai membri dell’Homebrew Computer Club. Questa vendita è solo sulla carta perche non hanno né soldi né materiali per costruire un computer ma hanno solo una buona idea che piace. Con l’impegno d’acquisto arrivano i soldi per assemblare il computer e lo consegnano. Poi portano il progetto ad un industriale, Mike Markkula, che sulla fiducia versa 250.000 dollari alla società ottenendo in cambio un terzo di Apple. I due amici lanciano il prodotto, le vendite in breve toccano il milione di dollari e quattro anni dopo la Apple si quota in Borsa.
Ora leggiamo cosa Antonio Menna ha scritto nella sua simpatica storia. Steve Jobs è nato nella provincia di Napoli e si chiama Stefano Lavori e ha un grande amico di nome Stefano Vozzini. Sono due appassionati di tecnologia, stanno sempre insieme tanto che qualcuno potrebbe chiamarli “ricchioni”. Un giorno decidono di inventare un computer innovativo ma non hanno i soldi per farlo e nemmeno quelli per pubblicizzare la loro idea. Vorrebbero vendere la loro idea, sulla carta, ma i negozianti non si fidano: nessuno investe soldi senza vedere il prodotto. Hanno bisogno di soldi, vendono il motorino, con quei soldi costruiscono e vendono un computer, poi un altro ma servono capitali maggiori per lanciare l’idea. Hanno pochi fondi e un garage come base della società. Ma la voce gira veloce a Napoli e al garage dei ragazzi arrivano i vigili, avvisati di questa attività commerciale. Chiedono i documenti, la partita Iva e tutto il necessario ma i due amici non hanno niente. Tutto sistemato con una mazzetta (cifra di denaro) ma poi arriva la Finanza, l’Ispettorato del lavoro, l’ufficio igiene e i soldi non bastano più.
Cercano finanziamenti a fondo perduto, prestiti, fondi europei ma niente non riescono a trovare nulla di utile. Allora chiedono aiuto ai genitori, vendono un altro motorino, una collezione di fumetti e un po’ di soldi per assemblare computer arrivano. Vendono i computer costruiti e le cose sembrano andare benissimo ma un giorno alla porta del garage bussa la camorra: ”Sappiamo che state guadagnando, dovete fare un regalo ai nostri ragazzi in galera”. Cosa fare? Paghi o non paghi, sbagli sempre. Se paghi rischi di finire in carcere per aver collaborato con la camorra; se non paghi ti fanno saltare il garage; se li denunci devi scappare da Napoli se no ti ammazzano. Comunque decidono di pagare perché vogliono portare avanti il progetto, ma i soldi non arrivano e i finanziamenti richiesti non si vedono. I sogni sono belli ma la realtà è diversa e il padre di Stefano Lavori glielo fa notare. I ragazzi si arrendono, abbandonano l’idea e si trovano un lavoretto. La Apple a Napoli non sarebbe mai nata.
Una frase tipica di Steve Jobs è stata: “Bisogna essere affamati e folli”, ma se nasci nel posto sbagliato ti rimane solo la fame e la pazzia ma nulla di più. Una storia ironica, quella raccontata dal giovane napoletano, anche divertente sotto qualche aspetto, ma se fosse andata davvero cosi? Se Jobs fosse nato a Napoli e l’Apple non fosse mai nata come sarebbe il mondo della tecnologia oggi?
Francesco Cianni