ROMA, 16 Marzo – È latina la società dove avvengono piu suicidi. Secondo il rapporto Eures il Lazio ha subito un incremento di casi del 14,8%. Roma è passata dai 146 del 2008 ai 154 del 2009. Ma è la provincia pontina con il dato piu alto di morte per suicidio con 31 casi nell’ultimo anno rispetto ai 14 del 2008 e un’incidenza di 5,7 ogni 100mila abitanti. Le ragioni di un fenomeno in costante crescita le spiega ad Affaritaliani.it Giuseppe Nicolucci, neurologo dell’ospedale Santa Maria Goretti: “Latina, troppo chiusa, non sa offrire risposte al disagio sociale. A rischio la fascia sociale media, che sta perdendo casa e lavoro: è un suicidio sociale“. I numeri raccontano freddamente che nell’arco di 10 anni, dal 1999 al 2009, il Lazio ha registrato 2623 suicidi, il 7% della media nazionale. Nell’ultimo anno di riferimento preso in considerazione dall’indagine Eures la regione ha subito un incremento del 14,8% rispetto al 2008, con un’incidenza di 3,7 suicidi ogni 100mila abitanti. Latina con un’incidenza di 5,7 casi ogni 100mila abitanti, maggiore del dato nazionale.
“Chi già vive una condizione personale di grave disagio – spiega il dottor Nicolucci – si sente ingabbiato in questa dimensione e spaesato dalla perdita di riferimenti. I dati ci dicono poi che i più sofferenti sono proprio i poli industriali. Questa è tradizionalmente un’area territoriale laboriosa. Qui arrivavano le persone del sud a lavorare nelle fabbriche e il lavoro e le industrie producevano benessere economico. Oggi quelle fabbriche non esistono più, la crisi economica ha decimato le aziende che davano lavoro a migliaia di persone. E proprio la mancanza progressiva di sicurezza economica, la paura di perdere il benessere che si è conquistato o anche solo il timore del futuro costituiscono le ragioni sociali di questo fenomeno in costante aumento. Il suicidio è e resta però la risposta estrema a una condizione di disagio individuale vissuta da soggetti predisposti e particolarmente sensibili. E’ anche un atto di aggressività e di denuncia che non offre possibilità di risposta – aggiunge Nicolucci – A volte una punizione verso qualcuno, nei casi per esempio di un suicidio per la perdita del posto di lavoro o per la fine di un amore”. Pesa poi, sul malessere e la malattia, la crisi familiare e di identità. Il dottore continua dicendo: “L’insicurezza di un genitore che perde il posto di lavoro genera a sua volta insicurezza nei figli. Ecco allora che la condizione di una vita effimera, l’individualità, l’incapacità di intrattenere autentiche relazioni umane, la delusione delle aspettative diventano le basi su cui matura la scelta. Questo spiega l’incremento di casi anche nelle fasce adolescenziali, per le quali una piccola delusione, scolastica o sentimentale, rischia di essere vissuta come un dramma. Il suicidio rispetto alla perdita di un affetto è indice del fatto che non si vivono altri affetti”.
Valentina Ferrari