La tratta maledetta di Trenitalia, Roma-Viterbo: l’odissea dei pendolari

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ROMA, 5 Febbraio – Si è trattata di una vera e propria odissea quella vissuta dai circa 600 viaggiatori del treno della linea Fr3 Roma Ostiense – Viterbo, rimasto bloccato nella tormenta di neve per 15 ore. Solamente dopo molto tempo al gelo, le persone della “tratta maledetta” sono state soccorse dall’Esercito: uno di loro, Angelo Conforti, è riuscito a scrivere su Twitter un resoconto in tempo reale dell’accaduto.

L’inizio dell’odissea

La vicenda è iniziata alla stazione Termini, dove la partenza del treno Roma Ostiense – Viterbo, che doveva essere alle 11:36 di venerdì mattina, viene continuamente posticipata a causa della neve. Testimone ne è il programmatore informatico di 34 anni, Angelo Conforti, che in tempo reale scrive sul suo profilo Twitter: «Ho perso quattro ore alla stazione Termini con i treni annunciati e dopo un’ora annullati. Si fanno le 13, in un attimo di distrazione il tabellone cambia idea, prossimo treno 14:36… poi alle 14.10 ricambia idea, 15:36 ed infine 16:21 e nel frattempo la folla in attesa aumenta» e «Il tabellone è sempre fermo alle 16:21 anzi… dopo poco passa alle 17:36… un’altra ora di attesa?! No, alla chetichella arriva un doppio treno (due treni collegati tra loro), con una motrice (spenta) in mezzo. Nessun annuncio, nessuna direzione, ma è chiaro vada “in là“. Saliamo e si parte». Sul treno in questione sono salite circa 600 persone, tra cui un bambino che aveva da poco subito un trapianto di un rene, che dopo essere arrivate fino alla Storta, sono state costrette , per un guasto agli scambi ferroviari, a cambiare convoglio.  Nonostante il pronostico ottimistico del capotreno che aveva assicurato che «Il treno arriverà a Viterbo», l’odissea dei passeggeri inizia poco dopo, quando vengono bloccati alle porte della stazione di Cesano alle 18:00 circa: «Fermi a Cesano, chi conosce la zona dice a “a duecento metri”.- racconta Angelo Conforti – Gli avvisi preregistrati ci avvisano che: non bisogna aprire le porte prima del dovuto (ma tanto sono automatiche, non si aprono) e che bisogna essere muniti di un titolo di viaggio valido (ok, il mio è un giornaliero e quindi fino a mezzanotte sono in una botte di ferro)».

Il blocco alle porte di Cesano

Da qui è iniziata la situazione davvero critica per i 100 “prigionieri” della Trenitalia: al treno, completamente bloccato dalla neve, viene spento il motore, e anche il riscaldamento e la luce a bordo, inizia dopo pochi minuti ad avere seri problemi. Fino alle 20:00 rimangono al freddo, con temperature che scendono sotto lo zero, come riporta il programmatore 34enne: «Alle 20 il riscaldamento riparte. Fino alle 22 si aspettano soccorsi che non arrivano. Poi qualcuno forza la porta della prima carrozza e scende, per raggiungere a piedi la stazione di Cesano. Ad un certo punto, verso le 23, il treno si svuota, spariscono circa l’80% delle persone. Un carabiniere ci consiglia di incamminarci perché la stazione è vicina, circa 700mt, e non ci sono piani immediati per spostare il treno». Ma contrario è il parere della protezione civile, nel frattempo intervenuta: «Due volontari ci fermano e ci dicono che la strada non è facile, fa un freddo allucinante e una persona si è anche fatta male. Si tratta di 1,5Km da fare e ci consigliano di rimanere al caldo, nel treno». Intanto sul convoglio il quadro già grave peggiora drasticamente, quando iniziano a manifestarsi molteplici malori per coloro che sono rimasti a bordo: «Una ragazza non sta per niente bene, si parla di un’emorragia, e viene soccorsa dal 118». Anche il nervosismo dilaga tra i presenti, che rimangono isolati nella tormenta senza ricevere alcuna informazione.

L’operazione di salvataggio

Solamente verso l’una si riaccende la speranza: «Ci caricano su un treno che passa sul binario a fianco trainato da un altro locomotore diesel. Noi saltiamo da una porta all’altra e in cinque minuti arriviamo in stazione». L’attesa in stazione a Cesano dura un’altra ora: «Poi salgo su un mezzo della protezione civile assieme ad altri passeggeri della zona di Bracciano, e finalmente mi avvio verso casa, ad Anguillara. Arrivo alle 2.30, la mia avventura finisce. I miei compagni di viaggio resteranno invece ancora per ore nella caserma della scuola di Fanteria dei carabinieri a Cesano. E per quanto ne so, alcuni di loro sono ancora lì». Infatti i passeggeri diretti a Viterbo, esattamente 43, hanno raggiunto la città dei Papi solo molte ore dopo quando sono partiti alcuni autobus militari preceduti da una pala meccanica che ha sgombrato le zone più pericolose dalla neve. In tutto quindi la tragica odissea dei passeggeri del treno della linea Fr3 Roma Ostiense – Viterbo, è durata circa 15 ore, per percorrere una tratta di appena35 Km.

Le polemiche sull’incidente

Il presidente della Regione Lazio , Renata Polverini, è intervenuta ieri con una nota per spiegare come è stata affrontata l’emergenza, in cui ha accusato e dato piena responsabilità dell’accaduto a Trenitalia: “L’assistenza ai pendolari rimasti bloccati è stata possibile grazie all’intervento del prefetto che ha messo a disposizione uomini e mezzi, e seguita sul posto tutta la notte dall’assessore alla Sicurezza Giuseppe Cangemi. L’azienda ferroviaria non è stata in grado di spostare il treno di un chilometro per arrivare alla stazione. Abbiamo dovuto far camminare le persone nella neve per farle arrivare alla stazione”. Al contrario il capogruppo del Pd nel Consiglio regionale, Esterino Montino, ha colpevolizzato per la tardività dei soccorsi la stessa Polverini: “Da tre anni è operativa una convenzione tra Trenitalia e Regione Lazio, che stabilisce, in caso di emergenze sulla rete ferroviaria e blocco di treni causati da qualsiasi ragione, l’intervento immediato e automatico degli uomini e dei mezzi della protezione civile regionale. La Polverini quindi deve ai cittadini una risposta e, quanto meno, le sue scuse”.

 Chiara Cavaterra

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