ROMA, 21 LUGLIO – L’assenteismo è un fenomeno malato che ormai parte dal corpo elettorale e divampa nelle aule di Montecitorio. Grazie a delle statistiche oggettive fornite dalla Camera dei Deputati è stato possibile monitorare l’andamento produttivo della Camera stessa dall’inizio di questa legislatura sino ad oggi, specificando che si considerano presenti i deputati che votano o sono in missione e si escludono nell’ambito dell’assenza tutti i casi legati a malattia o ad altre cause giustificate. Per evidenziare la gravità dell’assenteismo si sono valutati i costi di ogni voto gravanti sulla comunità, partendo dall’indennità mensile di ogni deputato la cui corresponsione è garantita dalla legge.
Secondo il sito internet della Camera, l’importo mensile dell’indennità corrisposta per 12 mensilità, ridotta del 10 per cento post delibera dell’ufficio di Presidenza del 17gennaio 2006, è di 5.486,58 euro al netto delle ritenute previdenziali che ammontano a 784,14 euro e di quelle assistenziali pari a 526,66 euro, della quota contributiva per l’assegno vitalizio 1.006,51 euro e della ritenuta fiscale 3.899,75 euro. Per cui per nove mesi e mezzo di attività l’indennità è pari a 46.631 euro.
I risultati seguenti al calcolo dell’indennità mensile e al suo ammontare finale annuale, risultano essere piuttosto agghiaccianti in quanto i costi sulla collettività sono direttamente proporzionali al numero di assenze le quali sono innumerevoli. Attraverso una sorta di “top ten” è possibile aver chiaro il quadro della situazione. Al primo posto si piazza un certo Antonio Gaglione che raggiunge una percentuale di assenze del 92,53 per cento. Figura eterea dapprima del Pd e poi oggi facente parte del gruppo misto, è un cardiologo di origini pugliesi, che rischia di avere un’impennata del suo pacchetto pazienti, gravando ogni suo voto sulla comunità circa 104,7 euro.
A seguire, al secondo posto, l’avvocato più famoso di Italia, membro della Commissione Giustizia anche se l’unica giustizia che conosce è quella che avrà letto come termine in qualche libro di procedura civile o di filosofia del diritto. Niccolò Ghedini, con una percentuale di assenza del 74,58 per cento grava per ogni voto di 30 euro sulle nostre spalle. E non solo quelle. Italo Tanoni ricopre il terzo posto. Personaggio semi-conosciuto del Gruppo Misto e prima appartenente al Pdl, sottrae alle nostre tasche anch’egli 30 euro a voto. Ovviamente è membro della Commissione Giustizia.
Quarto, quinto e sesto posto sono occupati da membri del Pdl e rispettivamente da: Mirko Tremaglia, Angelucci Antario e Maria Grazia Siliquino. La loro percentuale di assenza si attesta intorno al 73 per cento, chi più chi meno, con un unico risultato: il latrocinio. Ogni loro voto vale all’incirca 29/28,8 euro. Mario Baccini, appartenente al Gruppo Misto, è un libero professionista che nel tempo libero compie qualche votazione alla Camera. Con una percentuale di assenteismo del 71,59 per cento fa si che i suoi pochi voti espressi valgano 27,5 euro e si aggiudica il settimo posto, una posizione in meno di Ricardo Antonio Merlo, stessa appartenenza partitica e membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari. 26,2 euro a voto, per la nostra felicità.
E poi i grandi personaggi. Quelli che vediamo in parlamento ormai da anni e anni. Grande esperienza politica alle spalle, abilità nell’attingere alle tasche, rapidi, veloci, arguti. Dei fulmini veri e propri. Pierluigi Bersani. Proprio lui. Al nono posto troviamo l’uomo di sinistra, l’uomo dell’opposizione. La sua sedia è stata vuota alla Camera dei Deputati in 3997 votazioni. Ma si sa, è impegnato a ricostruire. Gli italiani pagano ogni suo voto 23,7 euro, in un gioco che vale talmente la candela da prendere fuoco. E all’ultimo posto, Massimo D’Alema, sobbarcato da impegni improrogabili, come l’essere per sei volte deputato, presidente del Consiglio, ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, vanta anch’egli una fetta di non presenza considerevole che si aggira intorno al 65,51 per cento ma ha all’attivo anche 321 missioni e 1913 votazioni, per cui ogni suo voto vale solo 20 euro. Ora si che possiamo trarre immensi respiri di sollievo.
Alessandra Filice