PALERMO, 19 LUGLIO – Vent’anni fa, alle 16.58 del 19 luglio 1992, un’autobomba imbottita di tritolo esplose in via D’Amelio, a Palermo, uccidendo il giudice Paolo Borsellino, e i suoi agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cusina e Claudio Traina.
LA STORIA DI PAOLO BORSELLINO: Nato a Palermo nel 1940, dopo aver preso la laurea in giurisprudenza a soli 22 anni, ha vinto il concorso in magistratura 1963 diventando il magistrato piu giovane d’Italia. Dopo le prime esperienze negli uffici giudiziari, di Enna, Mazara del Vallo e Monreale, nel 1975 fu trasferito a Palermo dove entrò a far parte dell’ufficio istruzione affari penali diretto da Rocco Chinnici. L’attività istruttoria del giovane magistrato inizia a svilupparsi con grande profitto in alcune inchieste su delitti compiuti da personaggi legati alla mafia, cosi quando nel 1980 venne decisa la costituzione in seno all’ufficio del pool antimafia con l’obiettivo di incrementare lo scambio di informazioni fra magistrati impegnati sull’indagine della criminalità mafiosa. Paolo Borsellino assunse, insieme al suo collega e amico Giovanni Falcone, un ruolo di primo piano nell’azione del gruppo.
Il suo profilo di magistrato sereno, competente, scrupoloso nell’applicazione delle leggi e nella ricerca di riscontri obiettivi e per tutte le informazioni raccolte nell’attività istruttoria, lo rendeva infatti un modello per tutti i colleghi. Il principale risultato in quella prima stagione di indagini, come noto, fu l’istruzione del primo maxi-processo che si concluse nel 1987 con centinaia di condanne nei confronti di esponenti dell’organizzazione mafiosa. Prima ancora della conclusione del maxi-processo nel dicembre del 1986, Paolo Borsellino, aveva chiesto ed ottenuto di lasciare Palermo per rivestire l’incarico di procuratore della repubblica di Marsala. Al momento del suo brutale assassinio, Borsellino, era tornato da soli 7 mesi a lavorare a Palermo come procuratore aggiunto per proseguire, dopo il trasferimento di Falcone a Roma, nell’applicazione di quello che è diventato il loro metodo di indagine. Dal giorno della morte di Falcone, come hanno raccontato tutte le persone a lui piu vicine, Borsellino lavorava senza sosta. Al fronte delle indagini per proseguire nella direzione tracciata dal comune lavoro investigativo, aveva affiancato con sempre maggiore frequenza una tenace consapevole attività di testimonianza che si rilevò determinante per accendere la scintilla del risveglio di coscienze contro la mafia. La stessa violenza mafiosa che spezzò la vita di Paolo borsellino 57 giorni dopo quella del suo amico e collega.
COMMEMORAZIONI: Palermo si ferma a ricordare il giudice antimafia, con una serie di eventi, a iniziare intorno alle 8, con il presidio organizzato da diverse associazioni proprio in via D’Amelio. Alle 10 il presidente della Camera, Gianfranco Fini, renderà omaggio al giudice Falcone, alla stele lungo l’autostrada all’altezza di Capaci. Quindi Fini si sposterà al Palazzo di Giustizia per partecipare ad un convegno in memoria di Borsellino, organizzato dall’Anm.
Alle 16.58, in via D’Amelio sarà fatto un minuto di silenzio, seguito dai familiari di alcune vittime di mafia che racconteranno le proprie storie. Alle 19.30, poi, nell’atrio della Biblioteca Comunale “Casa Professa”, il presidente della Camera terrà un’orazione civile nel corso dell’incontro dal titolo “L’Italia di Paolo Borsellino”.
Alle 20.30, da piazza Vittorio Veneto partirà la fiaccolata organizzata da Giovane Italia, Azione Universitaria e Forum XIX luglio, che arriverà fino in via D’Amelio, dove alle 21 interverrà Marco Travaglio e a seguire suonerà Daniele Silvestri.
VIDEO| 19 LUGLIO 1992-FILMATI DI REPERTORIO
Valentina Ferrari