ROMA, 10 Giugno – Continua a tremare la terra nel nord Italia: dopo le tante scosse che dal 20 maggio interessano la pianura Padana tra bassa Lombardia, Veneto sud/occidentale ed Emilia Romagna, nei giorni scorsi abbiamo avuto, all’alba di mercoledì, un terremoto di magnitudo 4.5 sul litorale ravennate e alle prime luci di ieri mattina una forte scossa di terremoto si è registrata tra le province di Belluno e Pordenone. La scossa, riferisce l’Ingv, è stata registrata alle 4.04, con una magnitudo di 4.5 gradi e una profondità di 7,1 km. L’epicentro, riferisce la Protezione Civile del Friuli Venezia Giulia, è stato localizzato tra i comuni di Pieve d’Alpago e Chies d’Alpago, entrambi in provincia di Belluno al confine con la provincia di Pordenone. La scossa è stata avvertita nel pordenonese ma anche a Udine e a Trieste molte persone sono scese in strada allarmate, ma fortunatamente non ci sono stati danni. “Come Ravenna nei giorni scorsi anche questo – nota Franco Mele dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Ingv – non si può collegare con l’area emiliana, pur avendo alla base la stessa causa scatenante, cioè la compressione esercitata verso Nord della placca africana che ha la sua lingua superiore nell’Adriatico”.
“Solo nelle ultime 24 ore – ricorda Mele – abbiamo registrato un centinaio di terremoti, tenendo conto anche di quelli più deboli”. Oltre la metà degli eventi si è manifestata nella Pianura Padana emiliana e lombarda ma negli ultimi 2-3 giorni le scosse oltre il secondo grado della scala Richter si sono fatte sentire da Nord a Sud con maggiore intensità sull’area calabra del Pollino intorno a Castrovillari. “Nella zona c’è una faglia – spiega Mele – che spesso fa emergere lunghe sequenze di relativa intensità”.
Franco Mele fa sapere “Dopo il terremoto dell’Aquila abbiamo ulteriormente intensificato la rete delle stazioni di rilevamento aggiungendone sugli Appennini e nell’Alta Val Tiberina . Negli ultimi giorni si è richiamata più volte la necessità di aggiornare la mappa nazionale del pericolo sismico, ma si dimentica che questa costituisce solo un riferimento di base avvalorato anche dai recenti sismi, e che poi sono le amministrazioni locali ad avere il compito di integrarla nei dettagli. Complessivamente a livello nazionale – conclude Franco Mele -arriviamo a cogliere 12 mila terremoti all’anno anche se quelli superiori ai due gradi della scala Richter sono soltanto circa seicento. Quest’anno saranno sicuramente di più”.
Valentina Ferrari