ROMA, 25 Maggio – Avrebbero finalmente un volto gli uomini che, a bordo di un’Audi blindata e con i vetri oscurati, il 19 aprile scorso hanno inseguito ad altissima velocità l’automobile su cui si trovava il procuratore di Trapani Marcello Viola accompagnato dalla sua scorta composta da carabinieri. La velocità con cui gli inseguitori viaggiavano è stata tanto elevata da costringere l’autista a raggiungere i 200 chilometri orari.
Gli autori dell’inseguimento sono stati individuati dai magistrati di Caltanissetta, sottoposti ad interrogatorio, e sebbene l’inchiesta rimanga aperta, gli uomini non risultano iscritti nel registro degli indagati. Durante l’interrogatorio essi avrebbero fornito una spiegazione di quanto compiuto, determinando un certo ridimensionamento della vicenda. Avrebbero infatti raccontato agli inquirenti che stavano guidando ad altissima velocità per raggiungere al più presto l’aeroporto Birgi. Il timore di perdere un volo sarebbe stata la causa di quell’aumento smisurato di velocità.
Tuttavia il magistrato Viola ha ottenuto un incremento della vigilanza, infatti la sua scorta è stata infatti raddoppiata, visto che la vicenda dell’inseguimento – se di inseguimento si è trattato – si configurerebbe solo come una delle numerose intimidazioni rivolte al magistrato negli ultimi tempi, tra le quali si contano molte lettere con scritte intimidatorie nonché un messaggio a lettere cubitali scritto sull’androne e sull’ascensore della sua casa: “Viola morirai”. Lo stesso magistrato, che ha ricevuto numerose testimonianze di solidarietà e incoraggiamento a perseguire nella sua lotta contro la mafia, ha affermato che quello dell’inseguimento “è stato un brutto episodio”, ma è naturalmente conscio di svolgere un mestiere che “comporta anche questi rischi”.
Vincenza Accardi