ROMA, 14 Aprile – Paolo Bosusco, la guida turistica rapita e rilasciata in India, ha passato la notte dai familiari a Moncalieri (Torino), dove risiede la nipote Karin. In mattinata è ripartito per Roma, per essere ascoltato dalla Procura che ha aperto un’inchiesta sul suo rapimento. Soltanto al suo ritorno raggiungerà la sua abitazione di borgata Pralesio, a Condove, dove è solito passare i mesi estivi insieme al padre Azelio. Ieri sera Bosusco ha partecipato alla trasmissione “Le invasioni barbariche” su La7, dove ha raccontato i suoi 28 giorni di prigionia, tra “paura” e “momenti di pura poesia”, rivelando anche di essere stato sequestrato in altre occasioni, da parte di tribù locali, ma di non aver detto nulla “per non creare problemi”. Ha raccontato di avere vissuto “momenti di pura poesia” e di paura che “ci scambiassero con gruppi di violenti”.
Ecco cosa ha raccontato di quei 28 giorni di prigionia: “I primi giorni c’è stata una discussione interna perché alcuni dei ribelli volevano ammazzarci. Ho avuto per due volte la malaria, ma tutto sommato ci hanno trattato bene, ora sono contento di essere tornato a casa”. Il padre, Azelio, e la nipote Karin lo hanno riabbracciato all’aeroporto. Bosusco, sulle spalle il suo zaino da trekking con ‘gli attrezzi del mestiere’, bussola e gps, ci tiene a “ringraziare l’ambasciatore italiano”, che ieri sera gli ha offerto “una cena meravigliosa”. “Questa sera – ha continuato – cenerò insieme ai miei parenti, nel Torinese. Poi mi dedicherò al disbrigo di alcune pratiche obbligatorie dopo quello che è successo. Sono molto contento”
Fra i ricordi di Paolo Bosusco le partite a scacchi con il comandante dei ribelli maoisti, che “sono arrivati a rischiare la vita per procurare della frutta da mangiare. “Sono abituato a vivere in condizioni di sopravvivenza e a stare in mezzo alla giungla – ha spiegato al suo arrivo in aeroporto – e l’unica mia preoccupazione era per mio padre, mia sorella e mia nipote”. Bosusco racconta di aver vissuto “la vera paura” nelle due ore successive al rapimento. Ad accogliere Bosusco a Malpensa anche l’anziano padre Azelio. “Siamo stati presi a calci da gente armata, bendati, legati e costretti a camminare per due ore nella giungla – ha raccontato – però non porto rancore, perché nella mia vita non ho mai odiato nessuno”. “Quelle che ci hanno rapito sono persone che hanno subito grandi ingiustizie ma hanno scelto un sentiero sbagliato”. Sono stato felice quando hanno liberato Claudio Colangelo perché era allo stremo delle forze e ora spero di rivederlo”.
Bosusco ha in programma di scrivere un libro sulla sua esperienza e non sa se in futuro tornerà in India, dove per anni ha lavorato come guida turistica. “Tutte le aree che interessano a me sono chiuse al turismo”, ha concluso. E’ invece “falsa e inventata”, secondo Paolo Bosusco, la “storia delle fotografie scattate ad alcune donne locali, che sarebbe stata alla base del rapimento da parte dei maoisti. La guida turistica ha voluto sottolineare che le foto “non erano di gente sconosciuta ma di mogli di amici, che dovevo consegnare in alcuni villaggi”. Bosusco si è voluto scusare per aver detto, dopo la liberazione, di aver trascorso “trenta giorni di vacanza”. “Non volevo mancare di rispetto a nessuno – ha spiegato – la mia era solo una battutaccia per scaricare la tensione e tranquillizzare i miei familiari”.
Valentina Ferrari