TORINO, 11 Aprile – Continuano le indagini sull’agguato ai danni dell’avvocato e del consigliere comunale dell’ UDC ferito gravemente il 21 marzo dai colpi di pistola sparati da un uomo ai quali si continua a dare la caccia. Ora sono varie le segnalazioni da parte di chi crede di aver riconosciuto nel video l’uomo che si configura come il sicario di Alberto Musy. Ma fra le tante testimonianze ce n’è una che sembra essere attendibile.
Si tratta di una persona che vuole restare anonima e che si è rivolta a Repubblica tramite un avvocato, segnalando che l’uomo del video potrebbe essere un professionista che lavora nel campo delle consulenze fallimentari. Il testimone ha fatto anche nome e cognome. Si tratterebbe di un uomo in relazione con Musy per motivi di lavoro. Il testimone avrebbe riconosciuto osservando il suo modo di camminare. Molti sostengono che Musy conoscesse l’identità del suo aggressore e proprio per questo ci si chiede il motivo per cui non avrebbe svelato nulla alla moglie quando ancora era cosciente. Nel video è possibile vedere l’uomo che ha tentato di uccidere Alberto Musy. Il video è composto dalle immagini che sono state colte dalle telecamere di videosorveglianza. Si vede un uomo che si aggira per le strade del centro con un lungo impermeabile e un casco integrale. Il suo volto non è visibile proprio a causa del casco, che gli ricopre interamente la testa.
Per questo tutt’ora non è stato possibile ancora identificare di chi si tratta. Alberto Musy si trova ricoverato alle Molinette in prognosi riservata. I medici hanno reso noto che non è in pericolo di vita. Intanto proseguono le indagini e si cerca di capire chi sia stato l’uomo che ha esploso cinque colpi di pistola contro il consigliere comunale dell’ UDC. Adesso le indagini da parte degli inquirenti si sono concentrate su due persone in particolare. Si tratta di un uomo con il quale Musy collaborava per una consulenza finanziaria e di un’altra persona coinvolta nel fallimento di una società. Ma per quanto riguarda la prima persona, avrebbe comunque un alibi e sembra che non sarebbe stata a Torino il giorno dell’aggressione.
Dalle indagini degli inquirenti emergono anche altri particolari importanti. L’aggressore per arrivare in via Barbaroux non ha seguito Musy mentre portava le figlie a scuola, ma avrebbe percorso una strada diversa camminando velocemente, con il casco in testa ed un pacco in mano.
Sabrina Bachini