ROMA, 6 Aprile – Il Consiglio dei ministri ha sciolto oggi per condizionamenti di tipo mafioso cinque comuni, di cui tre in Campania e due in Calabria: Castel Volturno, Casapesenna e Casal di Principe, in provincia di Caserta; Mileto in provincia di Vibo Valentia e Bagaladi in provincia di Reggio Calabria.
Il provvedimento è avvenuto sulla base dei risultati delle commissioni di accesso, nominate dal ministro dell’Interno, per verificare proprio le infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione pubblica: da tali indagini è emersa l’influenza dei clan camorristici nella zona, in particolare nel comprensorio campano. Casal di Principe detiene infatti il record assoluto di scioglimenti dal momento che è dal 1991 che nessuna giunta è riuscita a concludere il proprio mandato: il primo decreto in tal senso risale al 30 settembre 1991, firmato dall’allora ministro Vincenzo Scotti, seguito da quello del 1996 siglato da Giorgio Napolitano, al tempo responsabile agli Interni, per colpire il sindaco Vincenzo Corvino. La decisione presa da Napolitano fece seguito al maxi-blitz Spartacus, avvenuto il 5 dicembre dell’anno prima, che portò in carcere 157 affiliati al cartello dei Casalesi.
La scelta fatta oggi dal governo ha tuttavia provocato molto disappunto poiché arrivata dopo la presentazione delle liste per il rinnovo dei rispettivi consigli comunali, come ha sottolineato Renato Natale, candidato sindaco a Casal di Principe: “Avevamo chiesto ripetutamente di conoscere l’orientamento del Consiglio dei Ministri prima della data della presentazione delle liste per evitare sprechi di tempo e danaro. Invece ci hanno fatto prima presentare le liste e poi ci dicono abbiamo scherzato. In questo modo viene mortificata la voglia di cambiamento che abbiamo registrato in queste settimane”. Lo stesso Natale aggiunge poi: “Ora se tutto va bene si andrà al voto nel 2014 e si darà tutto il tempo ai soggetti caduti in disgrazia di riorganizzarsi. Anche la camorra penso sia contenta, potrà serrare le fila e tornare ancora più forte”.
Chiara Cavaterra