ROMA, 22 Marzo – Sono ore cruciali per la riforma del mercato del lavoro, che domani approderà all’esame del Consiglio dei ministri. Lo ha annunciato il premier Mario Monti, in apertura dell’incontro di oggi pomeriggio con le parti sociali. I tecnici del governo stanno apportando le ultime limature al testo, anche se ancora non è chiaro se il provvedimento prenderà la forma di disegno di legge delega o di decreto legge, o forse di una soluzione intermedia tra le due.
Nonostante l’invito del Capo dello Stato alla moderazione e l’appello al senso di responsabilità di tutte le forze sociali e politiche, la tensione resta alta, con la Cgil che promette battaglia, annunciando un pacchetto di 16 ore di sciopero, e le polemiche incrociate tra i leader dei due principali partiti che sostengono la maggioranza, Pd e Pdl. E oggi, al tavolo con le parti sociali a Palazzo Chigi, Monti è tornato a parlare di articolo 18. Una partita che appare tutt’altro che chiusa, a differenza di quanto annunciato in precedenza. Il Presidente del Consiglio, secondo quanto riferisce la Cisl su Twitter, ha spiegato che sull’articolo 18 il governo ha “percepito una diffusa preoccupazione che il binario dei licenziamenti economici possa essere abusato con aspetti di discriminazione”. L’intento del governo sarebbe perciò quello di rassicurare i sindacati attraverso una riformulazione delle norma sui licenziamenti economici che minimizzi il rischio di abusi. Tuttavia, riferiscono fonti governative presenti all’incontro, “per questa fattispecie non ci sarà la possibilità di reintegro, ma solo quella di indennizzo.”
Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, si mostra ottimista sul tema più controverso della riforma e, in una nota indirizzata al responsabile economico del Pd Fassina, afferma: “Anche noi vogliamo cambiare la norma. È quello su cui ci stiamo impegnando in queste ore. Anche noi vogliamo il modello tedesco. Speriamo che, con il sostegno del Pd, lo otterremo e chiariremo tutti insieme ai lavoratori la bontà delle soluzioni che abbiamo trovato”. Poi illustra la sua proposta nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi: in caso di contenzioso “se dal processo emergono motivi diversi da quelli economici, cioè discriminazioni, abusi, irregolarità nelle procedure o motivi disciplinari” il giudice dovrà annullare il licenziamento.
Intanto, sul fronte politico, non si placano le polemiche all’interno della maggioranza. Dopo l’altolà lanciato da Bersani durante la trasmissione Porta a Porta (“Io non accetto che Monti dica prendere o lasciare, è chiaro che noi votiamo quando siamo convinti, il testo va cambiato”), il segretario del Pdl Angelino Alfano ha accusato il leader del Pd di appiattirsi sulle posizioni della Fiom e della Cgil. “La riforma del lavoro? Dipende molto da quello che vuole fare Bersani. Se vuole fare la riforma che hanno in mente la Camusso e la Fiom, allora vinca le elezioni, la faccia, e poi la spieghi lui alla gente. Mi pare che nelle ultime 48 ore Bersani abbia detto tanti ma e pochi sì” ha detto Alfano ai microfoni di Radio anch’io su Radio Rai Uno. “Se ci saranno interventi dovranno essere bilaterali. – ha poi aggiunto il leader del Pdl – Se qualcuno vuole modifiche al ribasso per fare una “riformetta” ha sbagliato tutto.” Immediata la replica dei Democratici, che definiscono “arroganti” le parole di Alfano. Il Pd resta però diviso sulla linea da seguire sulla riforma del lavoro. C’è chi, come Enrico Letta, si mostra più conciliante nei confronti delle proposte del governo e chi invece non esclude la possibilità di votare contro.
Resta da vedere quale sarà lo strumento legislativo utilizzato dall’esecutivo, e quali saranno di conseguenza i margini di intervento del Parlamento al riguardo.
Francesca Garreffa