MILANO, 21 Marzo – Davide Boni, presidente del consiglio regionale della regione Lombardia ed accusato di corruzione, non si dimetterà dal suo incarico. Questo, in sintesi, il filo conduttore del breve intervento che il dirigente della Lega Nord ha tenuto nell’aula del consiglio del Pirellone dopo la mozione presentata dai gruppi di opposizione per sollecitare un passo indietro dei consiglieri oggetto di indagini. Ecco le parole pronunciate da Boni: «Ribadisco ancora una volta la mia totale estraneità ai fatti, e anche per questo continuerò a svolgere il mio incarico nel rispetto delle istituzioni e al servizio della comunità lombarda, così come ho sempre fatto».
L’inchiesta sulle tangenti e sulla presunta corruzione di molta parte del consiglio della Lombardia, si sta però allargando; la lista degli indagati da parte della magistratura è arrivata a quota dieci. Oltre a Boni e a Romano La Russa mercoledì scorso, infatti, accuse di corruzione e di finanziamento illecito dei partiti sono state rivolte ad Angelo Giammario (Pdl). Prima di lui però, a finire sotto accusa in indagini diverse fra loro, sono stati i due vicepresidenti eletti insieme a Boni a inizio legislatura, Filippo Penati (Pd, ora al Misto) e Franco Nicoli Cristiani (Pdl). L’ex consigliere segretario Massimo Ponzoni (Pdl) è stato arrestato, invece, per bancarotta. Risultato, 4 componenti su 5 iniziali dell’Ufficio di presidenza del Pirellone sono stati indagati.
A questi casi si aggiungono quelli dei consiglieri del Pdl Gianluca Rinaldin (corruzione) e Nicole Minetti (favoreggiamento della prostituzione). E quelli degli assessori leghisti Daniele Belotti (per una vicenda di tifo violento) e Monica Rizzi (accusata di dossieraggio ai danni di avversari politici interni al partito).
Luca Martano