ROMA, 16 Marzo – E’ partita nel 2010 l’indagine su segnalazione della Farnesina, che aveva riscontrato delle irregolarità delle dichiarazioni sulla residenza, da parte di un trentina di esperti nel settore della cooperazione allo Sviluppo. I 29 esperti, esterni del Ministero degli Affari Esteri, sono accusati di aver incassato oltre 1,6 milioni di euro per indennità di missione, attraverso delle false autocertificazioni in merito alla loro residenza.
La fase investigativa si è svolta in costante collaborazione tra la Guardia di Finanza ed il Ministero degli Esteri, attività che si poneva l’obiettivo di recuperare fondi pubblici. I 29 indagati sono tutti esperti agronomi e ingegneri, che hanno dichiarato la falsa residenza in Italia. Sono stati denunciati dalla Gdf dallo stesso Ministero degli Esteri e dal nucleo Polizia tributaria della capitale alla presenza del Ministro Plenipotenziario Elisabetta Belloni.
Le indagini hanno portato alla luce che, i consulenti pur risiedendo già nel Paese dove venivano inviati per le loro mission,i dichiaravano invece, di essere residenti in Italia, riuscendo ad ottenere delle “indennità” notevolmente superiori a quelle che gli spettavano realmente. L’indennizzo giornaliero che percepivano, infatti andava dai 150 ai 350 euro. Il guadagno di ogni singolo, oscillava dai 10 mila ai 300 mila euro. Secondo quanto accertato le missioni risultate irregolari sono state all’incirca un centinaio negli ultimi 5 anni, svolte in America Latina, Africa e Asia.
Le indagini sono state coordinate dal Pm di Roma, Maria Cordova. Gli esperti, (precisamente in 23, in quanto gli altri 6 sono stati denunciati per falso in atto pubblico perché in realtà non residenti in Italia), dovranno rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato.
Martina Tirico