Continuano le indagini sulla strage di Via d’Amelio: Borsellino ostacolava la trattativa Stato-Mafia

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CALTANISSETTA, 8 Marzo – Nuove notifiche di carcere riguardanti la morte del giudice Paolo Borsellino. In carcere al momento il boss Salvino Madonia, che partecipò alla riunione in cui si decise di uccidere il giudice Borsellino, ed altri due esecutori della carneficina di Via D’Amelio avvenuta il 19 luglio 1992. Ancora una volta la Procura di Caltanissetta prova a riordinare i tasselli che compongono l’intricata indagine che ruota attorno alla morte di Paolo Borsellino, rivelando importante la collaborazione del pentito Gaspare Spatuzza, carnefice di Brancaccio dove rubò la 126 che poi venne caricata di enormi quantità di esplosivo. Una collaborazione che ha permesso quattro ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Alessandra Giunta, riguardanti gli arresti di Salvino Madonia, Vittorio Tutino, Salvatore Vitale e Calogero Pulci, accusato di calunnia aggravata.

L’atto d’accusa finale della Procura nissena è composto da 1670 pagine analizzate nel provvedimento del gip. Uno dei misteri su cui ancora si indaga, riguarda l’agenda rossa di Borsellino, su cui probabilmente il giudice aveva annotato la sua ultima scoperta dopo la morte del suo amico Giovanni Falcone, mai ritrovata sul luogo dell’eccidio. Borsellino sapeva di alcuni contatti intrapresi da alcuni carabinieri del Ros con l’ex sindaco Vito Ciancimino, che poi sarebbero diventati trattative tra Stato e Mafia, ancora oggi dai contorni poco definiti. Nella ricostruzione dei pm, emergono anche le dichiarazioni della moglie del giudice, la signora Agnese: “Il 15 luglio, verso sera, conversando con mio marito in balcone lo vidi sconvolto, mi disse testualmente: “Ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che il generale Subranni era punciutu (mafioso)”. Subranni era capo del Ros dei carabinieri, la struttura che conduceva la trattativa Stato-Mafia, uno dei tanti che riteneva Borsellino d’intralcio alla finalizzazione di questa.

Massimo Ciancimino invece, agli occhi dei pm sembra molto più interessato a preservare il suo patrimonio e agli interessi di Cosa Nostra, che collaborare con lo Stato, ipotizzando che alle sue spalle ci sia qualcuno che lo diriga.

Valeria Racano

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