MILANO, 7 Marzo – “Vogliono sfasciarmi il partito”: così ha commentato Umberto Bossi alla luce dello scandalo che vede coinvolto il vice presidente del consiglio regionale della Lombardia Davide Boni.
Davide Boni, seguace fedelissimo di Bossi, impegnato nella battaglia contro l’immigrazione ostacolando la costruzione di moschee e l’apertura di phone center, è indagato dalla procura di Milano per corruzione. Boni, che si faceva portatore di valori non esitando a condannare precedenti episodi di corruzione, dovrà ora rispondere all’accusa portata avanti dai pm Alfredo Robledo e Paolo Filippini. Insieme a lui, hanno ricevuto l’avviso di garanzia anche il suo collaboratore Dario Ghezzi e l’immobiliarista Luigi Zunino.
L’accusa dichiara che il valore delle tangenti “è ben superiore a un milione di euro”, consegnate in vecchio stile, in contanti, nelle classiche bustarelle. I soldi illeciti erano verosimilmente destinati non ai singoli individui in questione, bensì per finanziare le iniziative della Lega. “Finanziamenti” che nascono nel 2008 e perpetuano fino al 2010, anni in cui Boni era assessore regionale all’Edilizia e al Territorio. Dei soldi non vi è alcuna traccia, ma il coinvolgimento di Bondi e Ghezzi pare “pienamente provato” grazie all’intercettazione di conversazioni telefoniche tra gli altri due indagati Marco Paoletti, consigliere provinciale leghista e l’imprenditore Francesco Monastero, attivo nella costruzione di centri commerciali.
Boni ha proclamato la sua innocenza dichiarando “di non arrendersi”. Ma il caso politico resta aperto. “Soldi per il partito” sentenziano i pm; La Lega dovrà ora rispondere del coinvolgimento. Per il momento Roberto Calderoni e Roberto Maroni non hanno rilasciato dichiarazioni e La Padania non pubblica la notizia in prima pagina.
VIDEO| DAVIDE BONI INTERVISTATO DA SERVIZIO PUBBLICO
Michela Donatelli
Fonte Immagine: rainews24.it